Nuova inchiesta negli allevamenti suinicoli italiani mette in luce l’orrore delle gabbie per le scrofe

La coalizione End The Cage Age: “L’Italia sostenga senza indugi l’impegno della Commissione UE di mettere fine all'era delle gabbie”

Humane Society International


End of the Cage Age/CIWF

ROMA—Una nuova video-inchiesta sotto copertura, condotta da Compassion in World Farming e pubblicata oggi dalla coalizione italiana End the Cage Age, rivela ancora una volta le terribili sofferenze a cui sono sottoposte le scrofe allevate in gabbia. “È fondamentale che l’UE vieti le gabbie, come promesso dalla Commissione europea lo scorso giugno. L’Italia deve sostenere il divieto, senza se e senza ma”. Le immagini raccolte mostrano la realtà della vita in gabbia per le scrofe in due allevamenti italiani e fa parte di una più ampia inchiesta che ha coinvolto in tutto 16 allevamenti in diversi Paesi europei (Francia, Spagna e Polonia, oltre all’Italia), inclusi alcuni che riforniscono marchi considerati “d’eccellenza”, come, nel caso italiano, il prosciutto di Parma e in Francia, il prosciutto di Bayonne.

La video-inchiesta rivela che le scrofe sono costrette a:

  • passare circa metà della loro vita in gabbie così piccole da impedire qualsiasi tipo di movimento al di fuori di mettersi in piedi e sdraiarsi;
  • giacere sulle proprie deiezioni e urina, cosa che va contro la loro natura;
  • sopportare la sofferenza di non essere in grado di prendersi cura dei loro piccoli per via della restrizione imposta dalle gabbie;
  • avere comportamenti anomali come mordere le sbarre e masticare a vuoto per via della frustrazione.

Secondo le stime, queste condizioni rappresentano una terribile realtà per l’85% delle scrofe nell’Unione Europea, e in Italia addirittura per il 94%.

Per la coalizione italiana End The Cage Age, questa è l’ennesima prova dell’urgenza di una norma europea che metta fine all’orrore degli allevamenti in gabbia, causa di atroci sofferenze ogni anno per milioni di animali nei confini dell’UE. La coalizione si rivolge al Governo italiano, perché prenda posizione contro l’uso delle gabbie negli allevamenti e sostenga l’impegno della Commissione Europea.

Lo scorso 30 giugno 2021, infatti, la Commissione europea si è impegnata a eliminare gradualmente, fino a vietare del tutto, l’uso delle gabbie negli allevamenti europei tramite una normativa dedicata – un risultato straordinario dovuto ai 1,4 milioni di persone che hanno firmato l’Iniziativa dei cittadini europei (ICE) End the Cage Age. Ma, una volta presentata, la proposta legislativa dovrà essere valutata e approvata anche dal Consiglio dell’Unione Europea, composto dai ministri degli Stati Membri. Per questo fondamentale che l’Italia sostenga senza riserva questa transizione.

Una transizione che oltre che doverosa, è anche fattibile – come dimostrano due studi presentati a fine maggio da LAV e CIWF Italia, quest’ultimo proprio incentrato sulla transizione a sistemi di allevamento senza gabbie per le scrofe.

“Questa nuova video-inchiesta mette in luce la realtà della vita in gabbia per centinaia di migliaia di scrofe italiane: sono costrette a una vita di inimmaginabile miseria in gabbie minuscole. Non possono muoversi, nutrire adeguatamente i propri piccoli o esprimere comportamenti naturali, e sono così frustrate che ricorrono a comportamenti anomali come il mordere le sbarre,” – commentano le associazioni.

“È sconvolgente – continuano – che queste condizioni non solo siano tipiche degli allevamenti di suini che riforniscono produttori standard ma anche di quelli che riforniscono marchi considerati ‘d’eccellenza’ come il Prosciutto di Parma. In Italia, stimiamo che il 94% delle scrofe potrebbe vivere in sistemi simili.”

“Non possiamo pensare che questi animali debbano aspettare ancora: è ora che l’UE ponga fine per legge all’era delle gabbie,” – afferma la coalizione. “Chiediamo all’Italia di sostenere in sede europea il divieto delle gabbie, senza se e senza ma.”

Fotografie e video dell’inchiesta liberamente utilizzabili con il credit: End The Cage/CIWF.

FINE

Contatto: Martina Pluda, direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

 

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