Appello all’Italia per vietare l’importazione e l’esportazione di trofei di caccia di specie protette a livello internazionale—nuovo sondaggio mostra che l’86% degli italiani è contrario alla caccia ai trofei

L’Italia importa centinaia di trofei di caccia compresi leoni africani, elefanti e rinoceronti neri

Humane Society International


Cathy Smith

ROMA—Un nuovo rapporto, pubblicato nella settimana che segna il sesto anniversario dell’uccisione del leone Cecil in Zimbabwe da parte di un cacciatore di trofei americano, rivela che l’Unione Europea è il secondo importatore di trofei di caccia al mondo, dopo gli Stati Uniti. “I numeri della caccia al trofeo: Il ruolo dell’Unione Europea nella caccia al trofeo a livello mondiale” pubblicato da Humane Society International/Europe, mostra che, tra il 2014 e il 2018, i paesi dell’UE hanno importato quasi 15.000 trofei di caccia di 73 specie protette a livello internazionale , una media di quasi 3.000 trofei ogni anno, tra cui leoni africani, elefanti africani e rinoceronti neri in pericolo di estinzione. Sono stati importati anche zebre, ghepardi, pecore Argali dell’Asia quasi minacciate d’estinzione e orsi polari classificati come vulnerabili. Germania, Spagna e Danimarca contribuiscono con il 52% di tutti i trofei importati. Nel quinquennio analizzato, l’UE ha importato trofei prelevati da 889 leoni africani, 229 dei quali uccisi in libertà come Cecil.

Durante questi cinque anni, l’Italia ha importato 322 trofei di caccia di 22 specie di mammiferi elencate nella Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES), come leopardi africani (29), orsi polari (3), lupi grigi (2), ghepardi (1) e l’Addax in pericolo di estinzione. (1). In particolare, l’Italia è il primo importatore UE di trofei di ippopotamo (145) e il quarto più grande importatore di trofei di leoni africani di origine selvatica. Inoltre, il nostro paese ha svolto un ruolo significativo a livello UE nel commercio di trofei di elefanti africani, essendo il quinto importatore UE di questa specie.

Sebbene l’attenzione dei media tende a concentrarsi su casi che coinvolgono cacciatori di trofei statunitensi, come l’uccisione di Cecil da parte del dentista Walter Palmer o il selfie con la giraffa morta di Rebecca Francis, il rapporto di HSI dimostra che spesso il ruolo dei cacciatori dell’UE in questo passatempo mortale viene sottovalutato. Gli europei, e anche gli italiani, si recano regolarmente all’estero per uccidere specie iconiche e portarne a casa parti del corpo da esporre.

L’analisi completa di HSI dei dati commerciali della CITES mostra che una media di 2.982 trofei vengono importati dall’UE ogni anno, un numero che equivale a più di 8 trofei ogni giorno. I numeri delle importazioni di trofei sono cresciuti costantemente di quasi il 40% tra il 2014 e il 2018, nonostante i sondaggi di opinione mostrino che la stragrande maggioranza dei cittadini dell’UE (oltre l’80%) si oppone alla caccia ai trofei e vuole porre fine alle importazioni di trofei. In particolare, per quanto riguarda l’Italia, secondo un sondaggio commissionata da HSI/Europe a Savanta ComRes, l’86% degli italiani intervistati si oppone alla caccia al trofeo di tutti gli animali selvatici. Inoltre, l’88% concorda sul fatto che agli italiani non debba essere consentito importare trofei di caccia da altri paesi e il 74% è favorevole a un divieto totale di esportazione ed importazione di trofei di animali morti da e per l’Italia.

Le statistiche sulle importazioni di trofei dell’UE per i singoli animali (2014-2018) includono:

  • 3,119 zebre di montagna di Hartmann;
  • 1,751 babbuini neri;
  • 1,415 orsi neri americani;
  • 1,056 orsi bruni, di cui 13 in Italia;
  • 952 elefanti africani, di cui 65 in Italia;
  • 889 leoni africani, di cui 22 in Italia (660 erano leoni allevati in cattività)
  • 839 leopardi africani, di cui 29 in Italia;
  • 794 ippopotami, di cui 145 in Italia;
  • 480 caracal;
  • 415 lichi rossi;
  • 297 ghepardo – l’UE è il più grande importatore di trofei di ghepardi al mondo, di cui 1 in Italia;
  • 65 orso polare, di cui 3 in Italia;
  • 6 trofei di rinoceronti neri in pericolo di estinzione, di cui 1 in Italia.

Mentre Germania, Spagna, Danimarca, Austria, Svezia, Francia, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia sono i principali stati membri dell’UE importatori di trofei, l’Italia è stata uno dei cinque paesi ad aver importato almeno 1 trofeo di rinoceronte nero in pericolo critico di estinzione, contribuendo al 17% delle importazioni UE di questa specie. Namibia, Sud Africa, Canada, Russia, Argentina, Kirghizistan e Stati Uniti rappresentano i primi paesi esportatori verso l’UE.

Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di Humane Society International, afferma: “I cacciatori di trofei dell’UE uccidono per divertimento molte migliaia di animali selvatici in tutto il mondo, comprese le specie in via di estinzione o minacciate, e l’Italia è una destinazione importante per i trofei. Oltre alla crudeltà, mentre il mondo sta affrontando una crisi della biodiversità, è irresponsabile consentire alle élite ricche di sparare alle specie in pericolo per puro piacere. Impallinare, imbalsamare, imballare, farsi consegnare ed esporre a casa gli animali uccisi e loro parti del corpo, è ciò che motiva questi cacciatori. Un divieto d’importazione dei trofei in più paesi dell’UE aiuterebbe efficacemente a fermare l’uccisione di questi animali. Chiediamo all’Italia di introdurre un divieto di importazione, esportazione e riesportazione di tutte le specie che vengono uccise per divertimento all’estero e trasportate da e verso il paese per essere tristemente esposte”.

La caccia ai trofei non ha alcuna rilevanza per la conservazione o per il sostegno alle comunità locali. I cacciatori pagano enormi somme di denaro per uccidere gli animali più forti e imponenti per divertimento, esibizionismo e vanto. Inseriscono i loro successi nei registri tenuti dalle organizzazioni di caccia ai trofei, come ad esempio il Safari Club International che attribuisce punti per l’uccisione degli animali più grandi. Gli studi dimostrano che in genere solo il 3% delle entrate ricavate dalla caccia ai trofei viene destinato alle comunità locali. L’ecoturismo per l’osservazione della fauna selvatica genera molto più reddito e posti di lavoro per sostenere la conservazione e l’occupazione locale.

Martina Pluda di HSI in Italia afferma: “Uccidere gli animali più grandi o più forti, che svolgono un importante ruolo, mette a rischio la conservazione delle specie, sconvolge le strutture sociali di mandrie, branchi e gruppi e indebolisce i pool genetici delle popolazioni selvatiche che già vivono sotto continua e forte minaccia. L’argomento della conservazione è una farsa messa in circolazione da persone che sanno che è sgradevole semplicemente ammettere che provano piacere nelll’uccidere animali per divertimento e selfie. Con così tanto in gioco, e la stragrande maggioranza dei cittadini italiani contrari all’uccisione, è tempo che l’Italia adotti misure efficaci”.

Alcuni paesi europei hanno adottato un numero ancora limitato di misure per frenare le importazioni di trofei di caccia. Oltre al divieto della Francia di importare trofei di leoni nel 2015, i Paesi Bassi hanno vietato l’importazione di trofei di oltre 200 specie nel 2016. Nel febbraio 2021 il primo ministro del Regno Unito ha espresso l’intenzione del suo governo di porre fine all’importazione di trofei e nel marzo di quest’anno il parlamento finlandese ha presentato una mozione che propone un divieto di importazione di trofei. Il rapporto di HSI/Europe rivela la misura impressionante in cui i paesi dell’UE favoriscono l’industria globale della caccia ai trofei. Questo dovrebbe ispirare gli Stati membri a introdurre divieti totali il più rapidamente possibile.

Link alla petizione italiana #NonNelMioMondo lanciata oggi da HSI/Europe per chiedere all’Italia di mettere fine alle crudeli esportazioni e importazioni dei trofei di caccia e all’uccisione di animali protetti: https://action.hsi-europe.org/bastacacciaaltrofeo

Foto e video (creare account per il download):
https://newsroom.humanesociety.org/fetcher/index.php?searchMerlin=1&searchBrightcove=1&submitted=1&mw=d&q=TrophyHuntingReport0621

INVITO STAMPA
Il 30 giugno p.v., HSI/Europe ospiterà l’evento online ” Trophy Hunting: Conservation tool, or a threat to wildlife? (Caccia ai trofei: strumento di conservazione o una minaccia per la fauna selvatica?)”, in collaborazione con MEPs for Wildlife e altre ONG. Presentato dall’eurodeputata Manuela Ripa (Verdi/EFA, Germania), e con interventi della dott.ssa Audrey Delsink (biologa specializzata in elefanti africani di HSI), della dott.ssa Paula Kahumbu (CEO di WildlifeDirect), dell’avvocato ambientale Lenin Tinashe Chisaira, di Jorge Rodriguez (DG Environment) e del dott. David Scallan (European Federation for Hunting and Conservation), l’evento porrà la domanda se la caccia ai trofei eserciti una pressione insostenibile sulle specie in via di estinzione o, come affermato i suoi esponenti, contribuisca alla conservazione della fauna selvatica e alle popolazioni locali. Per partecipare, HSI invita a
registrarsi al seguente link: https://www.eventbrite.co.uk/e/trophy-hunting-conservation-tool-or-a-threat-to-wildlife-tickets-155634080725

FINE

Contatti:

  • Eva-Maria Heinen, Communications & Press Manager Italia: emheinen.hsi@gmail.com
  • Martina Pluda, Direttrice per l‘Italia: mpluda@his.org; 3714120885

Note:

HSI/Europe ha ottenuto i dati per questo rapporto dal sito web WCMC-CITES Trade Database (https://trade.cites.org/) il 4 marzo 2021. Sono stati analizzati i dati commerciali per gli anni 2014-2018, filtrando per le specie di mammiferi (“Classe” = “Mammalia”) e utilizzando tabelle comparative, con le importazioni calcolate sulla base della quantità segnalata dall’importatore e le esportazioni calcolate sulla base della quantità segnalata dall’esportatore. Per stimare il numero totale di mammiferi commerciati come trofei, sono stati analizzati diversi termini: il termine “trofeo” per scopi “personali” e “trofeo di caccia” per tutte le specie, così come i termini specifici per ogni specie (come “corpi”, “pelli”, “tappeti”, ecc.) per lo scopo “trofeo di caccia”.

Un sondaggio di opinione rappresentativo condotto nel marzo 2021 e commissionato da HSI/Europe ha raccolto opinioni in Spagna, Italia, Danimarca, Germania e Polonia. I risultati rivelano che l’85% degli intervistati non supporta la caccia ai trofei di specie protette a livello internazionale. Una percentuale simile (81%) ritiene inoltre che le persone non dovrebbero essere autorizzate a importare trofei di animali morti da altri paesi. In Italia sono stati intervistati un totale di 2.168 adulti italiani.

Dal 2016, l’UE ha superato gli Stati Uniti come il più grande importatore al mondo di trofei di leoni allevati in cattività dopo che gli Stati Uniti hanno inserito il leone africano nel suo Endangered Species Act.

L’UE è anche un esportatore di trofei di caccia, comprese specie straniere e specie autoctone rigorosamente protette dalla direttiva Habitat dell’UE. I trofei più significativi esportati dall’UE provenivano dall’orso bruno, dalla pecora berbera, dal leopardo africano, dall’ippopotamo, dalla zebra di montagna di Hartmann, dal lupo grigio e dall’elefante africano. I primi cinque stati membri dell’UE che esportano trofei di mammiferi di specie UE e non UE sono stati Romania, Francia, Spagna, Danimarca e Croazia. Durante il periodo di analisi, l’UE ha esportato 246 trofei di orso bruno, 9 trofei di lince eurasiatica (Lynx lynx) e 35 trofei di lupo grigio. I principali paesi di origine per i trofei di orso bruno esportati dall’UE sono stati Romania, Svezia, Croazia, Germania e Slovenia, mentre i principali paesi di origine per i trofei di lince eurasiatica esportati dall’UE sono stati Svezia, Russia e Lettonia. Romania, Spagna, Bulgaria, Lettonia e Russia sono stati i principali paesi di origine dei trofei di lupo grigio esportati dall’UE.

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