Humane Society International risponde all'inchiesta e sottolinea il greenwashing operato dall’industria della caccia al trofeo, evidenziando anche l’opposizione di molti cacciatori a questa pratica crudele

Humane Society International / Europa


Polar bear cub trophy
HSI

ROME—Ieri, la testata giornalistica italiana Kodami, ha rilasciato un’indagine indipendente, svolta sotto copertura, presso la “Jagd & Hund,la più grande fiera della caccia d’Europa tenutasi a Dortmund, in Germania, dal 24 al 29 gennaio 2023. Le immagini raccolte offrono un altro scioccante sguardo dietro le quinte di un’industria attualmente sottoposta a intenso scrutinio politico in Europa, con divieti al commercio dei trofei di caccia al vaglio di diversi Stati Membri.

Humane Society International è in prima linea nella lotta globale per vietare il commercio di trofei di caccia di specie minacciate. Per anni, Humane Society of the United States (HSUS) ha svelato ciò che accade alla più grande fiera annuale di caccia ospitata dal Safari Club International negli Stati Uniti, smascherando l’ipocrisia della lobby della caccia al trofeo e i suoi tentativi di presentare come ecologica questa pratica e di esercitare pressione politica per allentare lo status di protezione di specie minacciate di estinzione.

L’investigazione di Kodami è un’ulteriore prova del fatto che la conservazione della fauna selvatica non è interesse dei cacciatori di trofei, al contrario di quanto essi dichiarino. Anche tra i cacciatori ci sono coloro che condannano la caccia al trofeo come inaccettabile nella società moderna. Numerose indagini condotte da HSI e HSUS hanno rivelato che:

  • L’immagine della caccia al trofeo come industria ben gestita e incentrata sulla conservazione è una farsa. Durante le fiere e le convention gli organizzatori e i cacciatori di trofei hanno sminuito o addirittura ignorato qualsiasi tipo di considerazione etica legata alla tutela e al benessere degli animali. Alla fiera di caccia della contea di Staffordshire nel 2022, nel Regno Unito, un investigatore di HSI ha chiesto se potesse bere alcolici durante una battuta di caccia in Africa. La risposta dell’organizzatore è stata: “Sì, non gliene frega un c***o di niente laggiù. Mi dica se vuole andare in giro con una birra e un sigaro e far esplodere le cose. Sono piuttosto rilassati”. Questo atteggiamento irresponsabile non è limitato a un caso isolato, bensì è stato riscontrato da diverse indagini. I cacciatori di trofei che partecipano alle fiere utilizzano strategie di vendita accattivanti come, per esempio, sconti elevati sul costo dell’animale per attrarre clienti. Molti offrono cacce in scatola (in cui l’animale viene allevato in cattività e abbattuto all’interno di un’area recintata, senza via di fuga) o cacce “facili” in cui garantiscono al cliente l’uccisione dell’animale.
  • Gli outfitter (operatori specializzati in viaggi di caccia) propongono offerte volte a massimizzare le vendite dei loro pacchetti, promettendo un’esperienza unica ed esaltante indipendentemente dalle capacità dei cacciatori e preparando i clienti inesperti in un solo giorno. Inoltre, affermano di poter “aggirare le regole” per offrire escamotage come sparare comodamente dal veicolo o in aree recintate. I bambini sono spesso presenti e raffigurati nel materiale promozionale per incoraggiare il coinvolgimento delle famiglie. Gli investigatori della HSUS hanno potuto constatare che la partecipazione di minori a queste convention, contribuisce a normalizzare l’uccisione di animali per piacere e la conservazione delle loro parti del corpo. Un visitatore ha raccontato agli investigatori che lui e i suoi figli hanno partecipato a una caccia in scatola, uccidendo il “loro” leone in 90 minuti.
  • Gli investigatori hanno scoperto che la comunità dei cacciatori non è unita nel sostenere la caccia al trofeo. Molti cacciatori ritengono che la caccia in scatola, l’uso di esche e la caccia da un veicolo violino l’etica della caccia leale. Altri invece non sono favorevoli alla caccia di animali considerati iconici, minacciati di estinzione o quando il consumo della loro carne non è l’obiettivo primario.

Il video investigativo di Kodami dimostra ulteriormente ciò che Humane Society International sottolinea da anni: l’industria della caccia al trofeo incentiva lo sfruttamento di specie già minacciate come leoni, leopardi ed elefanti, spingendole verso l’estinzione. Viene dimostrato, inoltre, che, nelle vendite delle battute di caccia, il valore della fauna selvatica è determinato dalla domanda dei consumatori, non dal suo valore intrinseco, dallo stato di conservazione o dal valore per le comunità locali. Le tariffe per i trofei possono raggiungere i $ 65.000 per i leoni selvatici e i $35.000 per i leopardi, mentre per gli elefanti si aggirano in genere intorno ai $ 40.000, a seconda delle dimensioni delle zanne. L’asta record per la caccia di un rinoceronte nero, uno dei mammiferi più a rischio del pianeta, è stata battuta alla convention del Safari Club International del 2014 per $ 400.000. Tuttavia, l’industria sceglie anche quali animali svalutare, fissando tariffe basse per i trofei – come per le anatre, le colombe e le faraone che “valgono” solo $ 5 -, offrendo forti sconti per i pacchetti di caccia (una caccia alla giraffa è stata offerta a $ 1.200 come “omaggio”) oppure offrendo gratuitamente le uccisioni di animali esca, come gli ippopotami (il cui numero è in calo), per attirare i veri target come leoni e leopardi.

Ruud Tombrock, Direttore esecutivo di Humane Society International/Europe, dopo aver visionato il filmato diffuso ieri da Kodami, ha commentato: “I cacciatori di trofei non riescono a nascondere a lungo la loro passione per la carneficina o la totale mancanza di rispetto per gli animali quando si riuniscono tutti insieme in convegni e fiere come ‘Jagd & Hund’ in Germania, ‘Cinegética’ in Spagna e la convention del Safari Club International negli Stati Uniti. Indagini sotto copertura come quella di Kodami sono di vitale importanza per sfatare i falsi miti del loro impegno per la conservazione e per lo sviluppo delle comunità locali con i quali da anni la lobby della caccia si giustifica di fronte alla politica e alla società. Queste false rappresentazioni dell’industria hanno finora garantito a outifitters e cacciatori esenzioni per la caccia e per il commercio di animali selvatici minacciati a cui hanno sparato per divertimento, laddove altrimenti sarebbe stato proibito. Non possiamo permettere che questo continui. La politica deve porre fine al massacro della fauna selvatica”.

APPROFONDIMENTO:

  • L’UE è il secondo più grande importatore di trofei di caccia, con 14.912 trofei di caccia di 73 diverse specie di mammiferi elencate dalla CITES importati tra il 2014 e il 2018, come leopardi, ippopotami, elefanti, leoni e persino specie come il rinoceronte nero, gravemente minacciato. L’Italia ha importato tra il 2014 e il 2020 legalmente ben 437 trofei di caccia provenienti da specie di mammiferi protette a livello internazionale, come ippopotami, rinoceronti, elefanti, leoni, leopardi, orsi polari e moltissimi altri.
  • Le fiere di caccia svolgono un ruolo significativo nella promozione e nella vendita delle cacce rappresentate.
  • Gli Stati Uniti sono il primo importatore al mondo di trofei di caccia.
  • Sempre più aziende del settore dei trasporti stanno implementando policy contro il trasporto di trofei di caccia; qui un elenco di oltre 30 compagnie aeree, di trasporto e altre aziende del settore che lo hanno fatto.
  • HSI/Europe si batte per un divieto di importazione di trofei di caccia, attraverso la campagna #NotInMyWorld rivolta all’Unione Europea e agli Stati membri. La nostra petizione al Parlamento Europeo chiede un’azione urgente per garantire che i requisiti esistenti dei Regolamenti sul commercio della fauna selvatica e della Direttiva Habitat dell’UE in materia di trofei di caccia siano attuati correttamente, come indicato negli impegni della Strategia dell’UE per la Biodiversità.
  • In Italia è stata lanciata una petizione specifica per chiedere al Governo italiano di vietare l’importazione, esportazione e riesportazione dei trofei di caccia.
  • Ad oggi abbiamo compiuto progressi significativi:
  • Il 21 giugno 2023 l’Assemblea francese ha adottato a stragrande maggioranza (113 voti a favore, un voto contrario) un emendamento che aiuterà in modo significativo le autorità doganali a limitare l’importazione in Francia di trofei di caccia di alcune specie animali in via di estinzione. Questo voto coincide con una nuova proposta legislativa di divieto presentata il 23 maggio scorso.
  • Nel marzo 2023, i legislatori britannici della Camera dei Comuni hanno presentato una legge che vieterebbe l’importazione di trofei di caccia di oltre 6.000 specie regolamentate a livello internazionale, tra cui elefanti, rinoceronti e leopardi. Il disegno di legge è attualmente all’esame della Camera dei Lord.
  • L’anno scorso, in Italia, IEG Italian Exhibition Group SpA ha annunciato che non ospiterà più l’HIT Show (la più grande fiera venatoria italiana con 40.000 visitatori e centinaia di espositori internazionali ogni anno) citando esplicitamente ‘’incompatibilità dell’evento con i valori ambientali e la missione aziendale.
  • Nel 2022 la Finlandia ha vietato l’importazione di trofei di caccia di specie protette non provenienti dall’UE elencate nell’Allegato A e di dodici specie protette dell’Allegato B del Regolamento UE sul commercio della fauna selvatica.
  • Nel 2022 il Parlamento federale belga ha chiesto all’unanimità al governo di interrompere immediatamente il rilascio di permessi di importazione di trofei di specie protette da specifiche normative commerciali internazionali.
  • Nel 2022 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione che chiede di porre fine all’importazione nell’UE di trofei di caccia di specie protette.
  • Nel 2016, i Paesi Bassi hanno vietato l’importazione di trofei di oltre 200 specie e nel 2015 la Francia ha vietato l’importazione di trofei di leone.

FINE

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