Un divieto provvisorio vieta la caccia al trofeo di elefanti africani in Sudafrica

Humane Society International / Europa


Simon Eeman/Alamy Stock

CITTÀ DEL CAPO—Humane Society International ha appreso dell’uccisione di un elefante maschio, durante una tragica battuta di caccia al trofeo, tenutasi il 3 settembre 2023, in una riserva nella provincia di Limpopo, in Sudafrica. L’elefante ha sofferto terribilmente a causa degli otto colpi da arma da fuoco che lo hanno lasciato ferito e agonizzante a lungo, prima di morire.

Questo tragico episodio rappresenta una violazione dei permessi di caccia e del divieto provvisorio pronunciato dell’Alta Corte del Sudafrica, emesso dopo l’azione legale condotta con successo da Humane Society International/Africa (HSI/Africa) contro il Dipartimento delle Foreste, della Pesca e dell’Ambiente, nel 2022. L’ordine del tribunale vieta esplicitamente l’assegnazione di permessi per la caccia al trofeo di elefanti africani, leopardi e rinoceronti neri in Sudafrica.

L’elefante è stato ucciso nella Maseke Game Reserve, situata all’interno della Balule Nature Reserve, durante una battuta di caccia alla quale hanno partecipato il cliente, una guida venatoria, un rappresentante della riserva e un fuciliere di riserva. Secondo una lettera pubblicata dalla Balule Nature Reserve, il cliente ha sparato il primo colpo, ferendo l’elefante. Il rappresentante della riserva e la guida hanno sparato invano altri colpi per abbatterlo. L’elefante ferito ha cercato di fuggire nella vicina Grietjie Game Reserve, una riserva di ecoturismo, dove la caccia al trofeo è vietata. L’animale ferito è stato seguito a piedi e da un elicottero nella Maseke Game Reserve, dove è stato infine ucciso con altri colpi. Secondo quanto riferito, l’elefante è stato colpito da otto pallottole prima di morire, agonizzante per le ferite riportate.

Tony Gerrans, Direttore Esecutivo di Humane Society International/Africa, afferma: “Siamo inorriditi da questa tragedia. La Corte Suprema ha ordinato lo stop alla caccia di elefanti. La conclusione della lettera secondo cui questa battuta è avvenuta illegalmente è sbagliata. Inoltre, nessun animale dovrebbe mai provare il dolore e la sofferenza di questo elefante. La pratica della caccia al trofeo non è solo profondamente disumana, ma rappresenta anche una grave minaccia per la nostra biodiversità e danneggia la reputazione globale del Sudafrica come destinazione turistica sostenibile e responsabile. Ferire, cacciare e uccidere qualsiasi animale in questo modo è inaccettabile”.

La Balule Nature Reserve fa parte delle Riserve Naturali Private Associate (APNR), un gruppo di riserve naturali di proprietà privata confinanti con il Parco Nazionale Kruger. Gli animali possono muoversi liberamente attraverso i confini delle riserve vicine. All’interno dell’APNR ci sono alcune riserve in cui è consentita la caccia al trofeo e altre dove invece è proibita. Questo significa che gli animali protetti di una riserva, o addirittura del Parco Nazionale Kruger, potrebbero essere uccisi dai cacciatori di trofei di un’altra riserva.

Sarah Veatch, Director of Wildlife Policy di Humane Society International, dichiara: “Questo incidente desta grave preoccupazione anche al di fuori del Sudafrica: richiama l’attenzione sulla dilagante malagestione, sulla mancanza di sorveglianza e sulla natura crudele del business della caccia al trofeo a livello globale. Questo episodio ricorda la tragedia del leone Cecil in Zimbabwe, che ha sofferto per oltre dieci ore, per le ferite causategli da una freccia, prima di essere ucciso da un cacciatore di trofei. Ciò accade molto più spesso di questi due casi. Le violazioni dei permessi e i casi documentati di sofferenza, come quelli di questo elefante e di Cecil, sono manifestazioni di una cultura molto diffusa, che ignora e disprezza gli animali e le leggi del settore”.

“Questo incidente dimostra ancora una volta quanto sia disumano cacciare animali senzienti solo per vantarsi e per esporre parti del loro corpo come trofei su una parete. Troppi animali in pericolo e minacciati di estinzione continuano a soffrire e a morire all’interno delle cosiddette “riserve naturali” per questo sanguinario sport”, prosegue Tony Gerrans. “HSI/Africa ha contestato permissivismo del Governo nei confronti di questa orribile attività e chiediamo a tutti gli attori del settore di attenersi all’ordinanza dell’Alta Corte sudafricana che non permette di autorizzare la caccia di elefanti, leopardi e rinoceronti neri fino a quando non ci sarà un pronunciamento diverso”.

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Nota dell’editore: Queste foto ritraggono elefanti che si trovano in un’altra località del Sudafrica, la Makalali Game Reserve. Queste immagini non sono state scattate nella Maseke Game Reserve o nella Balule Nature Reserve e non si tratta dell’elefante a cui è stato sparato.

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Humane Society International accoglie con favore le raccomandazioni del Ministero sudafricano per l’ambiente per porre fine all’allevamento di leoni in cattività

Humane Society International


MaggyMeyer/ iStock 

CITTÀ DEL CAPO/ROMA—Il Ministero sudafricano per l’ambiente ha rilasciato ieri le raccomandazioni del comitato consultivo ministeriale (Ministerial High Level Advisory Panel) nominato nel novembre 2019 per rivedere le politiche, la legislazione e le pratiche relative alla gestione, all’allevamento, alla caccia e al commercio di elefanti, leoni, leopardi e rinoceronti.

Le raccomandazioni del comitato includono una serie di impegni positivi, tra cui la fine dell’allevamento di leoni in cattività e il commercio dei derivati di questo felino, nonchè il riconoscimento del benessere animale come pilastro centrale nella gestione della fauna selvatica. Queste proposte chiave sono state avanzate da Humane Society International/Africa al gruppo di esperti, in numerose presentazioni scritte e orali e durante i processi di partecipazione pubblica allo sviluppo di norme e standard specifici per ogni specie.

“Esultiamo per i leoni sudafricani grazie all’adozione da parte del Governo delle raccomandazioni per porre fine all’abominevole industria che li vede allevati e sfruttati in cattività. I leoni non dovranno più soffrire in condizioni orribili per i selfie dei turisti, per la caccia ai trofei o per essere trasformati in vini e polveri derivanti dal commercio delle loro ossa”, ha detto la Dott.ssa Audrey Delsink responsabile fauna selvatica di Humane Society International/Africa.

Secondo Humane Society International/Africa, che nel 2020 ha commissionato un sondaggio d’opinione nazionale e indipendente sulla caccia ai trofei, l’allevamento di leoni in cattività e le industrie associate, questa nuova misura è accolta calorosamente e sarà sostenuta dalla maggior parte dei sudafricani. Infatti, la maggioranza dei sudafricani intervistati si oppone all’allevamento di cuccioli di leone per due attività turistiche malviste, ovvero l’accarezzamento (“cub petting”) e le passeggiate con i leoni (“lion-walking”), legate al cosiddetto “canned hunting”, cioè la caccia in aree confinate dove gli animali non hanno possibilità di fuga, e al commercio di ossa di leone.

Secondo l’organizzazione, il Sudafrica è il primo esportatore di trofei di leone al mondo e la maggior parte di questi animali provengono da allevamenti commerciali presenti nel paese. Un’analisi di Humane Society International dei dati sul commercio delle specie di mammiferi elencate nella Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES), ha rilevato che, tra il 2014 e il 2018, sono stati esportati dal Sudafrica 4.176 trofei di leone (così come 25 trofei di tigre in cattività).

“Siamo soddisfatti della decisione di porre fine all’allevamento di leoni in cattività e analizzeremo in modo approfondito le altre raccomandazioni per considerarne tutti gli aspetti nel dettaglio. Siamo anche contenti che il benessere degli animali sia ora espressamente riconosciuto come pilastro centrale della gestione della fauna selvatica. È fondamentale tenere in considerazione che gli animali sono esseri senzienti, il cui benessere va rispettato, quando vengono prese delle decisioni politiche sulla fauna selvatica. Questo è stato uno degli elementi principali della presentazione fatta da Humane Society International/Africa al comitato consultivo ministeriale e dell’input che abbiamo fornito nel processo di definizione delle norme e degli standard per le diverse specie”, ha aggiunto Delsink.

Humane Society International rimane comunque preoccupata per l’impatto dell’industria della caccia ai trofei sulla fauna selvatica del Sudafrica e per la centralità delle entrate generate attraverso la caccia alle specie simbolo del paese.

“Siamo consapevoli della necessità di ridurre la povertà attraverso lo sviluppo economico nel settore della biodiversità. Tuttavia, nonostante le molte prove scientifiche presentate al comitato da Humane Society International/Africa e da altre organizzazioni riguardo al danno arrecato dalle attività di tipo consumistico alle specie minacciate d’estinzione, siamo preoccupati che le raccomandazioni del comitato in questo ambito prevedano un’espansione della caccia ai trofei. Il nostro sondaggio nazionale indipendente ha rivelato che il 64% dei sudafricani condivide questa preoccupazione e si oppone alla caccia ai trofei, indipendentemente da razza, sesso, età e reddito”, ha detto Delsink.

L’analisi dei dati CITES ha dimostrato che, tra il 2014 e il 2018, il Sudafrica ha esportato 574 trofei di leopardo africano. Il 98% di questi animali è stato cacciato in natura, mentre il 2% è stato allevato in cattività. Inoltre, sono stati esportati anche 1.337 trofei di elefante africano e 21 trofei di rinoceronte nero.

“Nonostante le preoccupazioni legate alla caccia ai trofei, la giornata di ieri ha segnato un passo importante per trasformare la gestione della fauna selvatica in Sudafrica e riformulare le norme che la disciplinano. Accogliamo con favore le raccomandazioni del ministero e l’impegno espresso a favore di un dialogo trasparente e che coinvolga tutte le parti interessate. Humane Society International/Africa porterà avanti il proprio impegno e darà il suo contributo”, ha concluso Delsink.

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Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

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