Le aste per la caccia al trofeo e altri prodotti porteranno una cifra stimata in 6 milioni di dollari per finanziare il continuo massacro di specie

Humane Society International


HSUS

ROMA—La prossima settimana, a Nashville, nel Tennessee, migliaia di cacciatori si riuniranno alla conferenza annuale del Safari Club International (SCI), con oltre 850 espositori provenienti da più di 30 Paesi. Il SCI è una delle più grandi associazioni venatorie del mondo, con rappresentanza lobbistica in oltre 100 Paesi. Più della metà di questi espositori saranno guide e organizzatori di viaggi di caccia al trofeo in danno ad alcune delle specie più minacciate al mondo, come elefanti e leoni, le cui popolazioni sono in declino globale. Durante l’evento, che si svolgerà dal 22 al 25 febbraio, saranno vendute e pubblicizzate anche battute di caccia ad altri animali statunitensi e autoctoni di altre regioni, tra cui leopardi, orsi polari, rinoceronti, ippopotami, lupi e orsi grizzly. Tra gli espositori anche coloro che venderanno gioielli, ninnoli e decorazioni realizzati con parti di questi e altri animali.

Quest’anno si stima che le aste porteranno al SCI quasi 6.000.000 di dollari per finanziare le proprie attività di lobby, che mirano alla riduzione delle protezioni attualmente previste dalla legge statunitense sulle specie minacciate di estinzione e alla promozione della caccia ai trofei.

Kitty Block, Presidente e amministratrice delegata di Humane Society of the United States, ha dichiarato: “Mentre la stragrande maggioranza degli americani disdegna la caccia ai trofei, il Safari Club International continua a raccogliere fondi sulla pelle di maestosi animali in tutto il mondo. Sia che si metta all’asta un viaggio di caccia da 100.000 dollari per uccidere orsi grizzly, alci e altre specie amate in Alaska, o da 143.000 dollari per cacciare leoni e leopardi in Zambia, il SCI trasforma animali selvatici minacciati, come elefanti e rinoceronti, in macabri oggetti che non valgono nulla di più di un trofeo da appendere alla parete. Sparare agli animali non solo causa loro immense sofferenze, ma distrugge le loro famiglie. Nashville dovrebbe rifiutare questa disgustosa glorificazione di una pratica che uccide e distrugge per puro divertimento”.

Humane Society of the United States e Humane Society International hanno analizzato tutti gli oggetti all’asta della prossima convention del 2023, che comprenderà oggettistica di vario tipo e battute di caccia al trofeo. L’analisi ha rilevato che:

  • Verranno messi all’asta circa 350 viaggi di caccia al trofeo per l’uccisione di 870 mammiferi negli Stati Uniti e all’estero, per un valore di circa 6 milioni di dollari.
  • Tra gli animali presi di mira ci sono elefanti, leoni, rinoceronti, leopardi, orsi polari, ippopotami, lupi, orsi grizzly, giraffe e linci.
  • Il valore di queste battute varia da 2.500 dollari per una caccia al cinghiale in California a 143.000 dollari per una caccia di 21 giorni a leoni, leopardi e altri animali selvatici in Zambia.
  • Altre battute internazionali includono una caccia grossa di 5 giorni in Nuova Zelanda del valore di 120.000 dollari, una caccia al rinoceronte bianco di 7 giorni in Sudafrica del valore di 100.000 dollari e una caccia al leopardo, al bufalo africano e ad altri ungolati selvatici di 14 giorni in Tanzania del valore di 85.000 dollari.
  • Tra le offerte c’è anche una caccia all’orso bruno e nero in Alaska di 10 giorni in compagnia del governatore dell’Alaska Mike Dunleavy, per un valore di 29.500 dollari.
  • Tra le principali destinazioni di caccia figurano Sudafrica, Canada, Spagna, Argentina e Nuova Zelanda.
  • Tra gli altri oggetti messi all’asta vi sono: un cappello di castoro tempestato di rubini del valore di 5.000 dollari; una coperta di volpe blu del valore di 30.000 dollari; una pelliccia di volpe argentata a figura intera del valore di 18.000 dollari; un giubbotto di visone del valore di 10.000 dollari; un cappotto di baby alpaca del valore di 2.100 dollari; una borsa in “autentica zebra delle pianure” del valore di quasi 800 dollari; un coltello con manico in osso di giraffa del valore di 2.400 dollari; e oltre 50 pacchetti di armi del valore di oltre 425.000 dollari.

Jeffrey Flocken, Presidente di Humane Society International, ha dichiarato: “È inconcepibile che le vite di questi animali da tutto il mondo, vengano vendute e messe all’asta a ricchi cacciatori d’élite. Il fatto che molte delle specie prese di mira dai cacciatori di trofei potrebbero scomparire nel corso della nostra vita è sconfortante. In poche parole, gli animali e il mondo naturale meritano di meglio.”

La convention annuale è una delle principali fonti di finanziamento del SCI per le sue estese attività di lobby, volte a estendere la stagione venatoria, eliminare le protezioni statali e federali statunitensi, fondamentali per la tutela della fauna selvatica in pericolo di estinzione, e a rendere più facile per i cacciatori importare trofei di caccia. In qualità di maggiore importatore mondiale di trofei di caccia di mammiferi regolamentati dalla CITES (Convenzione sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione), gli Stati Uniti hanno importato oltre 72.600 trofei di caccia tra il 2014 e il 2018, di cui oltre 10.000 ottenuti da specie elencate come minacciate o in pericolo di estinzione dall’Endangered Species Act statunitense. Inoltre, l’anno scorso, il SCI avrebbe speso oltre 1.000.000 di sterline per fare pressione sul Regno Unito, contro una proposta di legge che avrebbe vietato l’importazione di trofei di caccia di specie regolamentate come leoni, leopardi, elefanti e lupi.

Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di HSI/Europe, afferma: “Convention di questo tipo sono spettacoli vergognosi di disprezzo della fauna selvatica e della biodiversità globale. Oltre gli Stati Uniti, solo qualche settimana fa a Dortmund si è tenuta “Jagd&Hund”, la più grande fiera venatoria d’Europa, con oltre 80 espositori di caccia al trofeo. È ora che su eventi come questi cali il sipario, come ha fatto IEG – Italian Exhibition Group Spa della Fiera di Vicenza, con la dismissione dell’HIT Show, la più grande fiera di caccia italiana. Anche a livello politico la direzione da prendere è chiara: vietare le importazioni, esportazioni e riesportazioni dei trofei di caccia ottenuti da specie protette a livello internazionale, come già fatto in paesi come i Paesi Bassi e la Francia e come ha esortato a fare il Parlamento Europeo in una mozione a ottobre 2022.”

FINE

Contatto:

  • Eva-Maria Heinen, Communications & PR Manager Italia: emheinen@hsi.org
  • Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

Teschi, zampe, orecchie, artigli, ossa, pelli e corpi interi di animali imbalsamati, compresi quelli di specie minacciate e in via di estinzione—questi i risultati della brutale caccia al trofeo.

Humane Society International


The HSUS

ROMA—Una recente e scioccante indagine sotto copertura, condotta nello stato americano dell’Iowa, da Humane Society of the United States (HSUS) e Humane Society International (HSI) ha svelato un triste risvolto dell’industria della caccia al trofeo. Il video documenta un macabro evento, della durata di quattro giorni, in cui migliaia di animali imbalsamati (tra cui almeno 557 trofei di mammiferi messi in vendita dai loro uccisori o proprietari, non più interessati ad averli) sono stati venduti al miglior offerente. Uno scenario orribile di casse e scaffali pieni di trofei, alcuni ottenuti da animali appartenenti a specie a rischio e in via di estinzione come elefanti, orsi polari, giraffe e ippopotami. C’erano inoltre innumerevoli trofei di animali appartenenti alla fauna selvatica americana come orsi grizzly, orsi neri e leoni di montagna.

Tra i grotteschi oggetti c’erano decorazioni per la casa come tavoli e lampade realizzati con zampe e zoccoli di giraffa e di elefanti africani, nonché circa 50 tappeti ricavati dalle pelli di orsi neri, orsi grizzly, zebre, lupi e leoni di montagna. L’investigatore ha riportato inoltre di aver visto mucchi di denti di ippopotamo, di ossa e zampe di giraffa e una scatola polverosa etichettata “orecchie e pelle di elefante”.

Kitty Block, CEO di HSUS e di HSI afferma: “Il fatto stesso che specie di animali selvatici minacciate e in via di estinzione vengano uccise per divertimento è una realtà raccapricciante. È inconcepibile che vegano poi ridotti a macabri e ormai indesiderati souvenir che finiscono accantonati e spolverati solamente per essere venduti ad una fiera come questa.”

L’investigatore sotto copertura ha inoltre scoperto la provenienza della maggior parte dei trofei: da cacciatori intenzionati a dismettere una parte o la totalità delle proprie collezioni, o da famiglie che hanno ricevuto questi orrendi oggetti in eredità. Uno degli addetti dell’asta ci ha confidato: “Gli agenti immobiliari consigliano ai proprietari di case di buttare via quelle creature morte”, per non svalutare le case in vendita.

I trofei battuti a quest’asta includono:

  • Quattro piedi di elefante africano trasformati in tavoli con piani in pelle di elefante. Secondo l’IUCN, l’elefante della savana africana è in pericolo e l’elefante africano della foresta è in pericolo critico.
  • Due zampe di elefante cave che gli organizzatori dell’asta hanno suggerito poter essere usate come “un bel bidone della spazzatura”.
  • Un orso polare (classificato come “vulnerabile” dall’IUCN) con una foca dagli anelli sono stati venduti per $26.000, il prezzo più alto battuto durante l’asta.
  • Quattro zampe di giraffa trasformate in un set con tavolino da caffè e lampada da terra.
  • Uno scatolone di cartone etichettato “orecchie e pelle di elefante”.
  • Due teschi e tre corpi interi di giraffa (classificata come “vulnerabile” dall’IUCN), tra i quali un cucciolo pubblicizzato come “della dimensione perfetta per qualsiasi stanza della casa”, venduti per $ 6.200.
  • Ossa di giraffa proposte come “ottime per l’artigianato”.
  • Due serie di denti, un teschio e due teste imbalsamate di ippopotamo (classificato “vulnerabile” IUCN) .
  • Puledri di zebra imbalsamati, sei pelli e tappeti di zebra di cui uno di puledro e diverse teste per “esposizione da tavolo”.
  • Sei scimmie, tra cui un cercopiteco impagliato con in mano una bottiglia di birra.
  • Due babbuini neonati e un adulto.
  • 49 orsi di cui cinque cuccioli e una coppia madre-cucciolo.
  • 18 tappeti realizzati con le pelli di orsi grizzly o orsi neri.
  • Artigli d’orso promossi come “ottimi per la realizzazione di gioielli o l’artigianato”.
  • Sette linci, di cui due fatte a tappeto.
  • Quattro lupi, inclusi due fatti a tappeto.
  • Otto leoni di montagna, inclusi due fatti a tappeto.

Anche l’Europa e l’Italia fanno parte di questo macabro commercio. Secondo un nuovo rapporto di HSI/Europe, l’UE è il secondo importatore di trofei di caccia al mondo, dopo gli Stati Uniti, con quasi 15.000 trofei di caccia di 73 specie protette a livello internazionale, importati tra il 2014 e il 2018. In particolare, l’Italia è il primo importatore UE di trofei di ippopotamo (145) e il quarto più grande importatore di trofei di leoni africani di origine selvatica. Inoltre, il nostro paese ha svolto un ruolo significativo a livello UE nel commercio di trofei di elefanti africani, essendo il quinto importatore UE di questa specie.

Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di HSI/Europe dichiara: “La depravazione che sta alla base della caccia ai trofei è evidente ed è ancora più triste vedere come vengono mercificati questi poveri animali morti, una volta splendide creature. La terribile verità è che anche in Italia circolano trofei di caccia di specie minacciate e in via di estinzione a causa della mancanza di un divieto di importazione, esportazione e riesportazione di questi trofei che permetterebbe al nostro Paese di dare un contributo significativo per fermare questo spargimento di sangue. Con una petizione (hsi.org/bastacacciaaltrofeo) esortiamo l’Italia ad agire a protezione di tutte le specie che vengono cacciate per divertimento e trasportate da e verso il nostro Paese per essere trasformate in macabri oggetti.”

FINE

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Martina Pluda, Direttrice per l‘Italia: mpluda@hsi.org, 371.4120885

La morte di Mopane ricorda tristemente quella di Cecil

Humane Society International


Chris Upton/Alamy Stock Photo

ROMA—Un possente leone di nome Mopane sarebbe stato ucciso da un cacciatore americano fuori dal Parco Nazionale di Hwange, nello Zimbabwe, la scorsa settimana. La morte di Mopane ha suscitato proteste internazionali; i dettagli emersi sulla sua uccisione sarebbero simili a quelli del leone Cecil, ucciso nel 2015 nella stessa zona. Con la sua imponente criniera, Mopane era ben noto alle guide turistiche locali e ai turisti internazionali che visitavano la zona per ammirare la sua bellezza.

Proprio come il tredicenne Cecil, adescato con una carcassa di elefante, fonti riferiscono che Mopane, maschio di circa 12 anni, è stato probabilmente attirato fuori dal Parco Nazionale di Hwange con un’esca e ucciso nello stesso posto, su un terreno adiacente al Parco. Come Cecil che guidava un branco di leoni, Mopane era noto per aver formato una coalizione con un altro leone maschio di nome Sidhule. Insieme formavano un branco con due femmine adulte e sei leoni di circa 16-18 mesi. La gente del posto temeva che Sidhule e Mopane sarebbero stati presi di mira dai cacciatori di trofei e hanno avviato una petizione per proteggerli. Sfortunatamente, Sidhule è caduto vittima di un cacciatore di trofei ed è stato ucciso nel 2019, esattamente due anni fa questo mese.

Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di Humane Society International/Europe afferma: “La depravazione che sta alla base della caccia ai trofei è evidente. Ma la terribile verità è che anche in Italia il governo facilita la caccia ai trofei di specie minacciate e in via di estinzione attraverso la mancata implementazione di divieti di importazione, esportazione e riesportazione di quei trofei, permettendo di continuare questo spargimento di sangue. Esortiamo quindi l’Italia ad agire in tal senso, a protezione di tutte le specie che vengono cacciate per divertimento all’estero e trasportate da e verso il nostro paese per raccapriccianti esibizioni. Ci stiamo lavorando concretamente su tutti i livelli e abbiamo lanciato una petizione #NotInMyWorld.“

Purtroppo, le uccisioni di Cecil e di Mopane non sono anomalie. Tra il 2009 e il 2018, 7.667 trofei di leoni sono stati commerciati a livello internazionale, anche negli Stati Uniti e nell’Unione Europea.

Informazioni aggiuntive:

  • Si stima che in Africa rimangano allo stato brado 000 leoni adolescenti.
  • I leoni sono specie infanticide. L’infanticidio si verifica quando i maschi adulti si impossessano di un nuovo territorio e uccidono i cuccioli che ci vivono per aumentare le opportunità di accoppiamento con le femmine-madri del nuovo
  • La rimozione dei leoni provocata dall’uomo, come la caccia ai trofei, disgrega il gruppo sociale e provoca l’infanticidio.
  • Mentre gli Stati Uniti sono il più grande importatore di trofei di caccia, l’UE ha superato gli Stati Uniti come il più grande importatore di trofei di leoni tra il 2016 e il 2018 secondo un nuovo rapporto di HSI/Europe.
  • A livello UE, l’Italia è il primo importatore di trofei di ippopotamo e il quarto più grande importatore di trofei di leoni africani di origine selvatica

Foto e video (creare account per il download)

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Rodrigo Santoro, Pom Klementieff, Maggie Q e altre celebrità supportano la campagna di Humane Society International

Humane Society International


HSI Ralph

ROMA—Registi di Hollywood e star del cinema hanno unito le forze con Humane Society International (HSI) per produrre il toccante cortometraggio animato in stop-motion “Save Ralph”, con l’obbiettivo di fermare i test cosmetici sugli animali a livello globale. Anche se vietata in 40 paesi, questa pratica è ancora perfettamente legale nella maggior parte del mondo, e sta persino tornando in auge in Europa, sottoponendo migliaia di animali a sofferenze e morte inutili.

Taika Waititi, Ricky Gervais, Zac Efron, Olivia Munn, Pom Klementieff, Tricia Helfer e altri si sono uniti per aiutare HSI a cambiare questa situazione, prestando le loro voci per il corto “Save Ralph”, che mira a far luce sulla sofferenza inflitta agli animali e a coinvolgere il pubblico e i decisori politici nella missione di HSI per porvi fine. Lo scrittore e regista Spencer Susser (“Hesher”, “The Greatest Showman”), il produttore Jeff Vespa (“Voices of Parkland”) e la società di produzione AllDayEveryDay hanno collaborato con lo studio Arch Model, del modellista Andy Gent, alla produzione per dare vita a Ralph. Il film è stato lanciato anche in portoghese, spagnolo, francese e vietnamita, con la partecipazione di Rodrigo Santoro, Denis Villeneuve, Rosario Dawson, H’Hen Nie e Diem My 9x che danno voce ai personaggi nelle rispettive lingue, e con il messaggio di sostegno di Maggie Q.

Per vedere il cortometraggio sottotitolato: www.youtube.com/watch?v=NkRrJxKXavQ
Per accedere ad altri materiali ed informazioni sul tema: hsi.org/ralph

Troy Seidle, Vicepresidente di Humane Society International per la ricerca senza animali, ha dichiarato: “Save Ralph è un campanello d’allarme per i cittadini e i legislatori europei che credono che i test cosmetici sugli animali appartengano al passato dell’Unione Europea. Non è così. Gli è semplicemente stato dato un nuovo nome: ‘valutazione delle sostanze chimiche’, ma per gli animali è la stessa sofferenza. Le decisioni di eseguire nuovi test sugli animali non vengono dalle aziende, infatti alcune delle principali marche di cosmetici e ingredienti sono furiose e contrarie a questi test. La richiesta proviene dall’Agenzia Europea delle Sostanze Chimiche che sta usando la legge europea sulle sostanze chimiche per aggirare lo storico divieto dell’UE sui test cosmetici sugli animali. I regolatori richiedono nuovi test di avvelenamento chimico, che distruggono la vita di migliaia di animali, per ingredienti cosmetici che sono stati usati in modo sicuro per anni. Al giorno d’oggi ci sono moltissimi approcci affidabili e senza animali per garantire la sicurezza dei prodotti, perciò non ci sono scuse per far soffrire animali come Ralph, in qualsiasi tipo di test cosmetico.”

Nel film, il coniglio portavoce della campagna HSI, Ralph, doppiato da Taika Waititi, viene intervistato e seguito nella sua routine quotidiana come “cavia” in un laboratorio di tossicologia. La campagna #SaveRalph di HSI affronta l’inquietante questione della sperimentazione animale in un modo originale e inaspettato, presentando la storia di un coniglio, per far luce sulla situazione di innumerevoli conigli e altri animali che in questo momento soffrono nei laboratori, in Europa e nel mondo. Coinvolge gli spettatori per aiutare a vietare definitivamente i test cosmetici sugli animali.

Il direttore di “Save Ralph”, Spencer Susser ha detto: “Gli animali nei laboratori, sottoposti ai test cosmetici, non hanno scelta ed è nostra responsabilità fare qualcosa al riguardo. Quando si è presentata l’opportunità di creare una nuova campagna per Humane Society International, ho sentito che lo stop-motion era il modo perfetto per trasmettere il messaggio. Quando vedi l’orribile realtà del modo in cui vengono trattati gli animali, non puoi fare a meno di guardare altrove. Quello che speravo di fare con questo film era creare qualcosa che trasmettesse un messaggio senza essere troppo pesante. Spero che il pubblico si innamori di Ralph e voglia lottare per lui e per gli altri animali come lui, in modo da poter bandire i test sugli animali una volta per tutte.”

Secondo il modellista e scenografo Andy Gent: “La bellezza dell’animazione è che si può dare vita a storie molto complesse, in modo positivo ed educativo. Con il nostro mondo in miniatura, fatto di modelli e pupazzi, e usando il cinema in stop-motion speriamo di portare l’attenzione sulla necessità di fermare i test cosmetici sugli animali. Siamo tutti molto appassionati a quello che facciamo e mi piacerebbe pensare che il progetto per salvare Ralph avrà un grande impatto.”

Taika Waititi, su Twitter prima del lancio: “C’è una cosa fantastica in arrivo. Se non lo guardi e lo ami allora odi gli animali e non possiamo più essere amici. #SaveRalph.”

Ricky Gervais ha commentato: “I test sugli animali mi fanno arrabbiare. Non c’è nessuna giustificazione per spruzzare sostanze chimiche negli occhi dei conigli o alimentare a forza i topi solo per fare rossetti e shampoo. La scienza si è evoluta nell’offrire soluzioni senza animali per porre fine a questa terribile crudeltà. È ora che l’umanità si metta al passo con i tempi.”

Tricia Helfer ha detto: “Sono un’amante degli animali da molti anni, quindi sono onorata di prestare la mia voce all’importante e commovente campagna di HSI per porre fine alla crudeltà dei test cosmetici sugli animali. Anche se abbiamo fatto progressi in alcuni paesi, a livello globale ci sono ancora migliaia di animali innocenti come Ralph che vengono fatti soffrire ogni giorno. Ora è il momento di cambiare le cose.”

A livello globale, la campagna è focalizzata su sedici paesi considerati prioritari, tra cui Brasile, Canada, Cile, Messico, Sudafrica e dieci nazioni del sud-est asiatico, mentre le organizzazioni partner di HSI, Humane Society of the United States e Humane Society Legislative Fund, si concentrano sulla legislazione negli Stati Uniti. “Save Ralph” accenderà i riflettori su tutti questi paesi, spingendoli verso il futuro senza crudeltà che il pubblico e i consumatori si aspettano.

Alcuni dati:

  • L’Unione europea ha vietato tutti i test cosmetici sugli animali nel 2013, ma oggi questo celebre precedente è minato dell’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche che chiede alle aziende di eseguire nuovi test sugli animali per le sostanze chimiche utilizzate esclusivamente nei cosmetici. Fare clic qui per saperne di più.
  • In alcune parti del mondo, i conigli come Ralph vengono immobilizzati per poter testare cosmetici e vari ingredienti sui loro occhi e sulla loro schiena rasata. Ai porcellini d’India e ai topi questo viene fatto sulla pelle nuda o sulle orecchie. A nessuno di questi animali viene dato dell’antidolorifico ed al termine tutti vengono uccisi.
  • I test cosmetici sugli animali sono già vietati in quaranta paesi. HSI e i suoi partner sono stati determinanti nell’assicurare i divieti in India, Taiwan, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Guatemala, Australia e dieci stati in Brasile. Tali test sono vietati anche in Turchia, Israele, Norvegia, Islanda, Svizzera e negli stati americani di California, Illinois, Nevada e Virginia. Cinque altri stati americani – New Jersey, Maryland, Rhode Island, Hawaii e New York – stanno attualmente considerando proposte di legge per porre fine ai test cosmetici sugli animali e una legge federale chiamata Humane Cosmetics Act dovrebbe essere reintrodotta al Congresso quest’anno.
  • Più di 2.000 marchi di bellezza “cruelty-free” sono disponibili in tutto il mondo, tra cui Lush, Garnier, Dove, Herbal Essences e H&M. Queste aziende producono prodotti usando ingredienti storicamente sicuri e strumenti moderni e senza animali per valutarne la sicurezza. Non esiste ancora una guida globale ma HSI riconosce come risorse utili LeapingBunny.org, BeautyWithoutBunnies, Logical Harmony, ChooseCrueltyFree e Te Protejo.
  • HSI avverte che anche i cosmetici cruelty-free sono in pericolo se la legislazione sulla sicurezza chimica continua a richiedere nuovi test sugli animali per gli ingredienti chimici usati esclusivamente nei cosmetici. Per questo motivo la campagna #SaveRalph ha come priorità l’ottenimento e la difesa di divieti.
  • Oltre a perseguire misure legislative, HSI e i suoi partner stanno collaborando per sviluppare un programma di formazione sulla valutazione della sicurezza che non prevede l’uso di animali, per sostenere le aziende più piccole e le autorità governative nella transizione ai metodi all’avanguardia disponibili e migliori nel garantire la sicurezza umana rispetto ai test sugli animali.

Immagini di “Save Ralph” (creare un account per il download).

Cortometraggio sottotitolato in italiano su YouTube.

Altri materiali ed informazioni sul tema: hsi.org/ralph

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Contatto: Martina Pluda: Direttrice per l’Italia—mpluda@hsi.org; 3714120885

Gli attivisti denunciano molteplici violazioni alle autorità cinesi, compresa la mancanza di controlli anti-Covid nonostante i rischi di trasmissione

Humane Society International


L’investigazione, condotta in 13 allevamenti di animali da pelliccia tra novembre e dicembre 2020, rivela violazioni di molte delle norme cinesi sul benessere animale, l’allevamento, la macellazione e la sorveglianza epidemiologica.

ROMA—Prove video inquietanti, contenenti immagini di estrema sofferenza, raccolte in diversi allevamenti di animali da pelliccia in Cina, sono state rilasciate da Humane Society International nell’ambito della propria azione globale per porre fine all’industria delle pellicce e per denunciare la crudeltà verso gli animali negli allevamenti di tutto il mondo, incluso in Cina, Finlandia, Stati Uniti e Italia. Sebbene in Italia non ci siano allevamenti di volpi o cani procione, quelli di visoni sono ancora operativi (anche se sospesi per tutto il 2021) e vengono importate pellicce da diversi paesi, tra cui la Germania, la Francia, la Cina, la Spagna, i Paesi Bassi, il Belgio, gli Stati Uniti e la Russia. Nel 2019, il valore delle pellicce grezze e conciate, nonché degli articoli di pellicceria importati è stato di 478 miliardi di dollari, di cui il 7,34% (35,1 miliardi di dollari) dalla Cina. Sebbene i capi d’abbigliamento di pelliccia siano ancora abbastanza diffusi, HSI ritiene che una maggiore consapevolezza da parte dei consumatori sulla sofferenza degli animali coinvolti, porterà ad una diminuzione degli acquisti di questi prodotti in Italia, come è successo in altre parti del mondo, ad esempio nel Regno Unito.

L’investigazione, condotta in 13 allevamenti di animali da pelliccia tra novembre e dicembre 2020, rivela violazioni di molte delle norme cinesi sul benessere animale, l’allevamento, la macellazione e la sorveglianza epidemiologica. Genera preoccupazione, inoltre, la dichiarazione di un allevatore che ammette che la carne degli animali uccisi viene venduta ai ristoranti locali, per il consumo umano da parte di ignari commensali. In un altro allevamento, le immagini mostrano cani procione sottoposti a elettrocuzione eseguita approssimativamente. Secondo gli esperti, questo avrebbe causato la paralisi degli animali che erano ancora pienamente coscienti mentre sperimentavano una morte lenta e agonizzante per arresto cardiaco. I filmati presentano anche file di volpi ingabbiate che manifestano i classici comportamenti stereotipati e i sintomi da stress ed esaurimento, dovuti alla privazione di stimoli ambientali.

Scaricare le foto e i filmati

Martina Pluda, direttrice per l’Italia di Humane Society International, ha dichiarato: “Gli italiani rimarranno scioccati dalla triste e crudele realtà che le abili strategie di marketing dell’industria riescono a nascondere. Oltre alla sofferenza, l’investigazione di HSI negli allevamenti cinesi, rivela una quasi totale mancanza di misure per il controllo epidemiologico. Questo è estremamente preoccupante, considerando che visoni, cani procione e volpi sono suscettibili ai coronavirus. L’Italia importa miliardi di euro in pellicce dalla Cina e da molti altri paesi e non c’è assolutamente nulla che impedisca di vendere ai clienti italiani pellicce provenienti da allevamenti come quelli che abbiamo filmato. Sempre più marchi di moda e stilisti italiani di fama internazionale come Armani, Gucci, Prada, Miu Miu e Versace hanno adottato politiche fur-free. Chiediamo ai consumatori di avere a cuore gli animali, facendo scelte informate a favore di alternative fur-free che non prevedono l’uccisione di esseri senzienti per la moda”.

Dalle immagini si evince che, in molti degli allevamenti oggetto delle indagini di HSI, i cani procione sono stati uccisi per elettrocuzione, con degli elettrodi fissati su un bastone appuntito e collegati a una batteria ad alta tensione. Uno ad uno gli animali, trafitti in parti casuali del corpo, hanno ricevuto una scossa elettrica che li ha paralizzati ma non uccisi all’istante, poiché l’uso sbagliato di questo metodo non ha attraversato il cervello.

Il Professor Alastair MacMillan, consulente veterinario di HSI, ha affermato: “Gli animali in questo video sono stati sottoposti a un’elettrocuzione violenta sul corpo e non nel cervello, il che significa che è molto probabile che abbiano sperimentato diversi minuti di estremo dolore fisico e sofferenza, simile ai sintomi dell’infarto. Invece della morte istantanea, è probabile che siano stati immobilizzati dalle scosse elettriche, rimanendo coscienti e provando l’intenso dolore dell’elettrocuzione”.

Nonostante l’indagine di HSI abbia avuto luogo durante la pandemia di Covid-19, nessuno degli allevamenti ha seguito le misure minime di biosicurezza. Contrariamente a quanto stabilito dai regolamenti cinesi, mancavano stazioni di disinfezione all’entrata e all’uscita e i visitatori erano autorizzati ad andare e venire senza che fosse loro richiesto di osservare alcuna precauzione. Alla luce di almeno 422 focolai di Covid-19, in 289 allevamenti di visoni da pelliccia, in 11 diversi paesi in Europa e Nord America dall’aprile 2020, e considerato che che anche i cani procione e le volpi possono contrarre il coronavirus, la mancanza di rispetto delle misure di sicurezza è estremamente preoccupante. HSI ha fornito le prove raccolte alle autorità cinesi, sia a Pechino sia a Londra.

L’industria delle pellicce cinese è la più grande al mondo. Nel 2019 la Cina ha allevato 14 milioni di volpi, 13,5 milioni di cani procione e 11,6 milioni di visoni, destinati anche all’esportazione oltreoceano in paesi come l’Italia. Nonostante l’orribile crudeltà riscontrata in questi allevamenti, è dimostrabile che la sofferenza degli animali è una conseguenza diretta dell’industria mondiale delle pellicce, indipendentemente dal paese di provenienza.

Secondo Martina Pluda, direttrice per l’Italia di Humane Society International: Anche se questa indagine ha avuto luogo in Cina, scene altrettanto angoscianti di animali stressati, tenuti in piccole gabbie metalliche, si riscontrano negli allevamenti sia in Nord America sia in Europa, Italia compresa. L’allevamento intensivo di animali da pelliccia comporta sempre enormi sofferenze e un rischio inaccettabile per la salute pubblica. Mentre il Governo italiano non ha autorità sugli allevamenti di animali da pelliccia all’estero, dovrà decidere sul futuro di questa industria in Italia. Un divieto permanente è l’unica soluzione accettabile”.

Recenti denunce sugli allevamenti di animali da pelliccia in tutto il mondo:

  • POLONIA: Cannibalismo, autoaggressione, ferite aperte e paralisi in un allevamento di visoni (Open Cages, settembre 2020). Volpi abbandonate e lasciate a morire di fame con casi di cannibalismo tra gli animali (Open Cages, ottobre 2020).
  • FRANCIA: Sofferenza estrema, visoni con comportamenti stereotipati, disturbi mentali, ferite agli occhi e alla coda, zampe paralizzate e necrotiche, malattie della pelle (One Voice, agosto 2020).
  • PAESI BASSI: Visoni trascinati fuori dalle loro gabbie per la coda o la zampa posteriore e gettati da lontano nella camera a gas mobile, in violazione dei regolamenti UE (Animal Rights, novembre 2020).
  • ITALIA: Diffuse violazioni delle misure di biosicurezza contro la diffusione del virus SARS-CoV-2 negli allevamenti di visoni (LAV, novembre 2020).
  • FINLANDIA: Visoni e volpi morte, animali con ferite non curate e casi di cannibalismo tra gli animali (HSI e Oikeutta eläimille, ottobre 2019).
  • CANADA: 14 capi d’accusa per maltrattamento contro un allevamento di visoni in Ontario, a seguito di un’indagine durata un anno che ha documentato animali con ferite e infezioni non trattate (LCA, maggio 2018).

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Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

Humane Society International aiuta gli allevatori di cani da carne a cessare l’attività

Humane Society International


Jean Chung for HSI

SEOUL—Un nuovo sondaggio svolto in Corea del Sud evidenzia il crescente sostegno per un divieto al consumo di carne di cane, con l’84% degli intervistati che afferma di non mangiarne e quasi il 60% a favore di misure legislative. Il sondaggio, condotto dalla Nielsen* e commissionato dalla divisione coreana di Humane Society International, viene pubblicato nel giorno in cui HSI è impegnata per salvare 170 cani da un allevamento ad Haemi e trasferirli negli Stati Uniti e in Canada.

Dal sondaggio emergono i seguenti dati:

  • L’84% dei sudcoreani non ha mai consumato carne di cane o afferma di non essere disposto a consumarla in futuro.
  • Il 59% dei sudcoreani è a favore di un divieto sulla carne di cane. Tale numero è in aumento del 24% rispetto al 2017 e con il 41% della popolazione contraria, si registra l’opposizione più bassa di sempre a tale divieto.
  • Il 57% dei sudcoreani ritiene che il consumo di carne di cane dia un’immagine negativa della Corea, dato in aumento rispetto al 37% del 2017.

I 170 cani salvati da HSI sono stati tenuti in gabbie luride fino a quando l’allevatore Il-Hwan Kim si è rivolto ad HSI con la volontà di smettere di allevare cani da carne, dopo 40 anni di attività in questo settore. Si tratta del diciassettesimo allevamento di cani che l’organizzazione internazionale per la protezione degli animali chiude definitivamente. Quella dell’allevatore Kim è una storia sempre più comune, poiché in Corea del Sud l’opposizione a questo commercio è in forte aumento e per gli allevatori non è più così semplice guadagnarsi da vivere. Altri 26 cani sono diretti verso gli Stati Uniti per iniziare una nuova vita; erano stati tratti in salvo da HSI durante un’operazione precedente ma non hanno potuto lasciare il paese a causa delle restrizioni di viaggio, in atto durante l’emergenza sanitaria. Gli animali che stanno per lasciare la Corea del Sud sono 196, tra cui barboncini, jindo coreani e mastini, pomerania, terrier e labrador retriever.

A causa delle misure di sicurezza legate al Covid-19, la squadra di HSI è stata messa in quarantena obbligatoria, in un hotel autorizzato dal governo di Seoul, prima di poter avviare le operazioni di salvataggio. Poiché l’adozione di cani non è ancora diffusa in Corea del Sud, i cani verranno accolti da alcuni rifugi partner di HSI negli Stati Uniti e in Canada. Qui inizierà il lavoro di recupero e reinserimento in famiglia. HSI spera che le attività di sensibilizzazione e le adozioni a lieto fine all’estero, possano gradualmente convincere sempre più sudcoreani ad adottare, permettendo ai cani di rimanere nel paese.

Nara Kim, campaigner di HSI/Corea, ha dichiarato: “Ogni allevamento di cani che ho visitato puzza di feci e cibo avariato ma c’è qualcosa di diverso in questo posto, odora di morte. Le condizioni sono davvero pietose e i cani hanno un’espressione di totale disperazione. Non me la scorderò mai. Molti di loro sono ricoperti di piaghe e ferite dovute alla mancanza di cure, alcuni hanno gli occhi infiammati e vedono a malapena oltre le sbarre della propria gabbia. Penso sia meglio che non riescano a vedere il posto orribile in cui vivono; quando finalmente riceveranno le cure veterinarie e potranno aprire gli occhi, non dovranno mai più sopportare questo strazio”.

Come dimostra il sondaggio Nielsen/HSI, la maggior parte dei sudcoreani non consuma carne di cane e sempre più persone vede i cani come animali da compagnia. Infatti, negli ultimi due decenni, il loro ruolo nella società coreana è molto cambiato e i proprietari di animali domestici sono aumentati. Sono circa 5,9 milioni le famiglie (il 31%) che vivono con un compagno a quattro zampe. L’aumento, in particolare tra i giovani coreani, ha allo stesso tempo favorito un maggiore interesse per il benessere degli animali e una minore accettazione per il consumo di carne di cane.

Negli ultimi tempi, la sofferenza dei cani e le condizioni antigeniche negli allevamenti hanno ricevuto maggiore visibilità sui media sudcoreani, contribuendo ad aumentare i pareri favorevoli ad un divieto sulla carne di cane. I reportage televisivi sugli sforzi delle associazioni locali sudcoreane e sulle attività di Humane Society International sono stati fondamentali per puntare i riflettori su questa industria crudele che ancora coinvolge circa due milioni di cani.

Nara Kim dice: “Sempre più persone in Corea del Sud sono interessati alla protezione degli animali e dell’ambiente. Quando vedono al telegiornale i filmati delle nostre operazioni che mostrano la sofferenza degli animali, o leggono notizie a riguardo, sono davvero scioccati e sconvolti. L’inevitabile calo delle vendite sta portando sempre più allevatori di cani a cercare una via d’uscita e in questo momento HSI offre l’unico programma per aiutarli ad iniziare una nuova vita. Speriamo che il Governo coreano adotti presto questo tipo di approccio per eliminare definitivamente l’industria della carne di cane “.

L’allevatore Il-Hwan Kim ha dichiarato che negli ultimi dieci anni, il business gli è andato molto male. Afferma: “Non c’è futuro in questo settore che sta già morendo e presto cadrà completamente a pezzi. Allevare cani è stancante e sto invecchiando, voglio smettere. Quarant’anni fa era diverso ma ora è finita. Potrei iniziare a lavorare nell’edilizia perché è ciò di cui mi occupavo prima e lì ci sono più opportunità per me.”

Alcuni dati:     

  • La carne di cane è più popolare durante i Bok Nal, i “giorni del cane” a luglio e agosto, perché ritenuta curativa durante i mesi estivi caldi e umidi.
  • A novembre 2018, HSI/Corea ha aiutato il Consiglio Comunale di Seongnam a chiudere il macello di Taepyeong (il più grande macello di cani del paese), seguito a luglio 2019 dalla chiusura del mercato di Gupo a Busan (il secondo mercato per la carne di cane in Corea del Sud dopo quello di Moran, chiuso anch’esso). A ottobre 2019 il sindaco di Seoul ha dichiarato la città “libera dalla macellazione dei cani”.
  • HSI ha salvato oltre 2.000 cani da 17 allevamenti in Corea del Sud. Gli allevatori firmano un contratto ventennale, rinunciando ad allevare cani o altri animali in futuro e impegnandosi a distruggere le gabbie. HSI controlla regolarmente per garantire il rispetto degli accordi presi con gli ex-allevatori.
  • Le operazioni per la chiusura di questo allevamento sono state condotte nel rispetto delle norme di sicurezza legate al Covid-19. La squadra di HSI è stata in quarantena per 14 giorni, in un hotel autorizzato. Dopo la chiusura di un allevamento, l’organizzazione effettua un test veterinario per escludere la presenza del virus H3N2 (influenza canina) e somministrare i vaccini contro la rabbia, il DHPP, il coronavirus canino, il cimurro e il parvovirus. I cani vengono poi messi in quarantena per almeno 30 giorni prima di ricevere l’idoneità per il trasporto all’estero.

Foto e video del salvataggio (creare un account per il download)

Link alla petizione italiana per fermare il commercio di carne di cane in Asia

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Contatto: Martina Pluda: Direttrice per l’Italia: 3714120885; mpluda@hsi.org

*Sondaggio online condotto nel periodo da agosto a settembre 2020. Totale del campione: 1.000 persone in sei principali città della Corea del Sud (Busan, Daegu, Incheon, Gwangju, Daejeon, Ulsan) ponderate e rappresentative degli adulti sudcoreani di età superiore ai 18 anni.

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