Attenzione: ci sono descrizioni esplicite di animali uccisi e un link a immagini forti

Humane Society International / Europa


HSI

BIHAR, India—Le organizzazioni per la protezione degli animali Humane Society International/India, People for Animals, Sneha’s Care e Federation of Animal Welfare of Nepal hanno condannato il sacrificio di massa di animali durante il Festival di Gadhimai in Nepal, definendolo “uno spaventoso bagno di sangue”, e hanno esortato il Governo nepalese ad adottare misure per fare in modo che questo sia l’ultimo Festival di Gadhimai in cui vengono uccisi degli animali. HSI/India, PFA e la polizia di frontiera sono riuscite a confiscare e salvare oltre 750 animali destinati a essere sacrificati, dopo essere stati trasportati illegalmente dall’India verso il Nepal.

Il Festival di Gadhimai, che si tiene ogni cinque anni nel villaggio di Bariyarpur, nel distretto nepalese di Bara, comporta l’uccisione di centinaia di migliaia di animali. Il massacro è iniziato nelle prime ore del mattino dell’8 dicembre, quando, secondo le registrazioni all’ingresso, 4.200 bufali sono stati decapitati nell’arena e migliaia di capre, piccioni e altri animali sono stati uccisi all’esterno. Si è concluso il 9 dicembre con l’uccisione di migliaia di altre capre, come parte di un antico rituale volto a placare la dea Gadhimai.

Humane Society International/India e People for Animals avevano inviato le loro squadre ai posti di blocco al confine tra India e Nepal oltre una settimana prima del sacrificio, per assistere la polizia di frontiera nell’intercettare e confiscare gli animali trasportati illegalmente per essere sacrificati. Grazie ai loro sforzi combinati, è stato possibile salvare più di 750 animali: 74 bufali, 347 capre, 328 piccioni e due galline. Le capre più giovani e bisognose di cure immediate o specialistiche riceveranno assistenza permanente presso il santuario “Happy Home” gestito dall’organizzazione PFA Uttarakhand, partner di HSI/India. Sono in corso le procedure per trovare una casa ai bufali e alle galline, mentre i piccioni sono stati rilasciati in sicurezza nel loro habitat naturale. Nonostante ciò, le stime basate sulle testimonianze oculari indicano che, durante i due giorni di Festival, siano stati uccisi tra i 250mila e i 500mila animali.

Arkaprava Bhar, Responsabile dello Sviluppo delle Campagne di Humane Society International/India, che ha coordinato le attività di salvataggio degli animali al confine, ha dichiarato: “Abbiamo salvato bufali dal retro dei furgoni, capre avvolte nelle sciarpe sui sedili posteriori delle motociclette, polli appesi a testa in giù sulle fiancate dei veicoli, piccioni trasportati all’interno di ceste o scatole. Le sofferenze che questi animali si trovano a subire sono così sconvolgenti e inutili. Sono costretti ad affrontare viaggi estenuanti, a fare spesso i conti con la mancanza di cibo, acqua e riposo, solamente per finire nella confusione di Gadhimai e dover assistere all’uccisione di altri animali tutto intorno a loro”.

“Non avevo mai visto nulla di così scioccante e inquietante come quello a cui ho assistito al sacrificio di Gadhimai. La portata delle uccisioni è inimmaginabile: ci sono animali che vengono decapitati dappertutto, e macchie di sangue rosso vivo sul terreno ovunque cammini. Animali come i bufali e le capre sono creature sensibili e senzienti, estremamente consapevoli di quello che succede intorno a loro. Dev’essere un orribile calvario. Questo spaventoso bagno di sangue deve finire”.

“È in qualche modo confortante sapere che, insieme alla polizia di frontiera, siamo riusciti a salvare centinaia di animali preziosi da una simile crudeltà. Ora, potranno vivere serenamente, grazie alle cure che riceveranno presso i rifugi con cui collaboriamo. Ogni bufalo, capra e piccione che abbiamo salvato è prezioso, ma esortiamo il Governo nepalese ad agire in modo decisivo per fare in modo che in futuro il Festival di Gadhimai avvenga senza spargimento di sangue”.

Prima del lavoro al confine, HSI/India e PFA hanno tenuto una conferenza stampa con il maestro spirituale e autore Acharya Prashant, che ha incoraggiato i fedeli a celebrare il Festival con compassione e a onorare le tradizioni senza danneggiare gli animali. Prashant ha dichiarato: “La devozione dovrebbe ispirare compassione, non crudeltà. Sgozzare animali in nome del divino sminuisce lo spirito del culto. Impegniamoci a onorare la dea preservando la sacralità di ogni forma di vita durante il Gadhimai”.

Le squadre di HSI/India hanno anche condotto campagne di sensibilizzazione porta a porta e distribuito circa 3.500 volantini in lingua locale in dodici villaggi vicino al confine indo-nepalese, esortando i fedeli a non sacrificare i loro animali.

Sneha Shrestha, fondatrice di Sneha’s Care e presidente della Federation of Animal Welfare of Nepal, ha dichiarato: “L’Amministrazione locale ha intimidito giornalisti, ONG e chiunque chieda la fine del sacrificio, violando il diritto alla libera comunicazione. Il Governo locale, insieme a quello centrale, non ha nemmeno supportato questa campagna come aveva promesso. Quest’anno, il comitato organizzativo del Festival ha aumentato l’altezza del muro che circonda l’area dove avvengono i sacrifici e ha schierato le Forze di polizia lungo il perimetro. Il Governo del Nepal ha avuto cinque anni per adeguarsi alla sentenza della Corte Suprema che vieta i sacrifici, ma non ha intrapreso alcuna azione e, al contrario, ha promosso le uccisioni”.

HSI/India e PFA lavorano dal 2014 per fermare il sacrificio di animali al Festival di Gadhimai. Si stima che siano stati uccisi oltre 500mila animali nel 2009 e circa 250mila animali nel 2014 e 2019. Prima del sacrificio del 2024, il Tempio di Gadhimai ha esortato i fedeli a portare nuovamente il numero di sacrifici animali a 500mila.

Nel 2014, la Corte Suprema dell’India ha compiuto un passo significativo per limitare questa pratica, ordinando al Governo indiano di prevenire il trasporto illegale di animali oltre il confine verso il Nepal per essere sacrificati al Gadhimai. La Corte ha anche invitato le organizzazioni per la protezione degli animali, tra cui HSI/India, PFA e altre, a formulare un piano d’azione per garantire l’applicazione delle sue ordinanze, che HSI/India ha implementato da allora. Successivamente, nel settembre 2019, la Corte Suprema del Nepal ha ordinato di porre fine ai sacrifici di animali vivi al Festival di Gadhimai e ha esortato le autorità a redigere un piano per l’abbandono progressivo di questa pratica su scala nazionale, ma la disposizione è stata ampiamente ignorata.

NOTE

  • Il Festival di Gadhimai prevede una celebrazione che dura un mese, o “mela”, che culmina nel sacrificio di centinaia di migliaia di animali.
  • Bufali d’acqua, capre, polli, maiali, anatre e ratti vengono decapitati con spade di metallo smussate in una frenesia di uccisioni alimentata dall’alcol.
  • La maggior parte di questi animali viene trasportata illegalmente dall’India al Nepal a causa dei confini scarsamente controllati.
  • Le norme vengono apertamente violate, poiché la maggior parte degli animali viene trasportata illegalmente oltre il confine senza una licenza di esportazione.
  • I sacrifici di massa comportano gravi rischi per la salute pubblica, esacerbati dalle condizioni insalubri del sito del Festival. Senza servizi igienici per milioni di pellegrini, l’aria è impregnata dal fetore di feci, sangue e morte.
  • Le origini del Festival risalgono a circa 265 anni fa, quando il fondatore del Tempio di Gadhimai, Bhagwan Chowdhary, fece un sogno in cui la dea Gadhimai gli chiese del sangue in cambio di liberarlo dalla prigione, proteggerlo dal male e assicurargli prosperità e potere. La dea chiese un sacrificio umano, ma Chowdhary offrì con successo un animale; da allora, tutto questo si ripete ogni cinque anni.

A questo link è possibile visionare le foto del sacrificio del 2024. ATTENZIONE: IMMAGINI FORTI.

Qui è possibile visionare foto e video del nostro lavoro al confine. Si prega di inviare una mail a escuri@hsi.org per il download.

FINE

Contatti stampa: Elisabetta Scuri: +39 3445283910; escuri@hsi.org

Le squadre si trovano presso i principali posti di blocco al confine tra India e Nepal, per assistere gli operatori di polizia

Humane Society International / Europa


Shaili Shah/HSI

BIHAR, India—In vista del Festival di Gadhimai in Nepal, durante il quale avviene il più grande sacrificio di animali al mondo, le organizzazioni per la protezione degli animali Humane Society International/India e People For Animals stanno esortando i fedeli a non portare animali da sacrificare. HSI/India e PFA hanno inviato delle squadre per assistere la polizia di frontiera nel suo lavoro di contrasto del trasporto illegale di animali attraverso il confine indo-nepalese. Le due organizzazioni si impegneranno a garantire che gli animali sequestrati siano portati in salvo, in conformità con la legge indiana.

Il Festival di Gadhimai, che si svolge ogni cinque anni nel villaggio di Bariyarpur, nel distretto nepalese di Bara, prevede la decapitazione di centinaia di migliaia di animali, tra cui bufali, capre, piccioni e altre specie, come parte di un antico rituale volto a placare la dea Gadhimai.

Arkaprava Bhar, Responsabile dello Sviluppo delle Campagne di HSI/India, che sta coordinando le attività sul campo, ha dichiarato: “Insieme ai nostri colleghi di PFA, ci troviamo ai posti di blocco lungo i confini e assistiamo le Forze dell’ordine per salvare ogni animale che viene trasportato per essere sacrificato. Il nostro obiettivo non è solo quello di fermare il trasporto illegale di animali, ma è anche quello di rendere più etiche le nostre tradizioni. Sotto la guida della polizia di frontiera, stiamo conducendo controlli approfonditi sui veicoli per assicurarci che nessun animale venga contrabbandato. Negli ultimi giorni, abbiamo fermato camion e veicoli che trasportavano bufali, capre e mucche destinati al Festival, dove sarebbero stati decapitati, se non fossimo stati lì. Loro sono quelli fortunati, che scamperanno a questa terribile sofferenza. Salveremo quante più vite possibili e diffonderemo l’appello a porre fine alle uccisioni”.

Alcuni giorni prima del lavoro alla frontiera, le squadre hanno anche condotto campagne di sensibilizzazione porta a porta e distribuito circa 3.500 volantini in lingua locale in dodici villaggi vicino al confine indo-nepalese, esortando i fedeli a non sacrificare i loro animali.

HSI/India e PFA lavorano dal 2014 per fermare il sacrificio di animali al Festival di Gadhimai. A seguito dei loro sforzi incessanti, il numero di animali brutalmente sacrificati è diminuito da oltre 500mila nel 2009 a circa 250mila nel 2014 e 2019, tra cui circa 3.500 bufali.

Nel 2014, la Corte Suprema dell’India ha compiuto un passo significativo per limitare questa pratica, ordinando al Governo indiano di prevenire il trasporto illegale di animali oltre il confine verso il Nepal per essere sacrificati al Gadhimai. La Corte ha anche invitato le organizzazioni per la protezione degli animali, tra cui HSI/India, PFA e altre, a formulare un piano d’azione per garantire l’applicazione delle sue ordinanze, che HSI/India ha implementato da allora. Successivamente, nel settembre 2019, la Corte Suprema del Nepal ha ordinato di porre fine ai sacrifici di animali vivi al Festival di Gadhimai e ha esortato le autorità a redigere un piano per l’abbandono progressivo di questa pratica su scala nazionale, ma la disposizione è stata ampiamente ignorata.

Pankaj KC, Direttore delle Campagne di HSI/Europe, ha aggiunto: “La tradizione del sacrificio di animali durante il Festival di Gadhimai è in netto contrasto con i profondi valori di compassione verso tutti gli esseri viventi, radicati nella terra dove è nato Buddha. Nel 2019, la Corte Suprema del Nepal ha compiuto un passo fondamentale vietando i sacrifici di animali durante il Festival, ma purtroppo questo divieto è stato ignorato. Esortiamo le autorità a onorare la decisione della Corte e a fare tutto il possibile per far rispettare il divieto”.

NOTE

  • Il Festival di Gadhimai prevede una celebrazione che dura un mese, o “mela”, che culmina nel sacrificio di centinaia di migliaia di animali.
  • Bufali d’acqua, capre, polli, maiali, anatre e ratti vengono decapitati con spade di metallo smussate in una frenesia di uccisioni alimentata dall’alcol.
  • La maggior parte di questi animali viene trasportata illegalmente dall’India al Nepal a causa dei confini scarsamente controllati.
  • Le norme vengono apertamente violate, poiché la maggior parte degli animali viene trasportata illegalmente oltre il confine senza una licenza di esportazione.
  • I sacrifici di massa comportano gravi rischi per la salute pubblica, esacerbati dalle condizioni insalubri del sito del Festival. Senza servizi igienici per milioni di pellegrini, l’aria è impregnata dal fetore di feci, sangue e morte.
  • Le origini del Festival risalgono a circa 265 anni fa, quando il fondatore del Tempio di Gadhimai, Bhagwan Chowdhary, fece un sogno in cui la dea Gadhimai gli chiese del sangue in cambio di liberarlo dalla prigione, proteggerlo dal male e assicurargli prosperità e potere. La dea chiese un sacrificio umano, ma Chowdhary offrì con successo un animale; da allora, tutto questo si ripete ogni cinque anni.

I rappresentanti di HSI/India sono disponibili per interviste su richiesta. A questo link è possibile visionare foto e video del nostro lavoro al confine fra India e Nepal in occasione del Festival di Gadhimai 2024. Si prega di inviare una mail a escuri@hsi.org per il download.

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Contatti stampa: Elisabetta Scuri: +39 3445283910; escuri@hsi.org

International Fund for Animal Welfare, Eurogroup for Animals e Humane Society International/Europe avvertono che la decisione del Comitato Permanente della Convenzione di Berna rappresenta un pericoloso passo indietro per la biodiversità

Humane Society International / Europa


Gray wolf in Yellowstone National Park
Nathan Hobbs, iStock

BRUXELLES, Belgio—La decisione odierna del Comitato Permanente della Convenzione di Berna di ridurre la tutela del lupo rappresenta un pericoloso passo indietro per la biodiversità e stabilisce un preoccupante precedente per la conservazione della fauna selvatica in Europa, secondo diverse organizzazioni per la protezione degli animali.

Riunitosi a Strasburgo questa settimana, il Comitato ha deciso di riclassificare il lupo da “strettamente protetto” a “protetto” ai sensi della Convenzione di Berna. L’International Fund for Animal Welfare (IFAW), Eurogroup for Animals e Humane Society International/Europe avvertono che questa scelta, dettata da motivazioni politiche, mina decenni di progressi, lenti ma costanti, nel recupero della specie.

“Questa decisione ignora la scienza e apre la porta a interferenze politiche negli sforzi di conservazione”, ha dichiarato Ilaria Di Silvestre, Direttrice delle Politiche e dell’Advocacy per l’Europa dell’IFAW. “Il lupo è ancora in pericolo in molte parti d’Europa e indebolire la sua protezione porterà solo a ulteriori conflitti e metterà a rischio la sua ripresa”.

La Dottoressa Joanna Swabe, Direttrice delle Relazioni Istituzionali di Humane Society International/Europe, ha aggiunto: “La decisione dell’UE di limitare le protezioni legali per i lupi stabilisce un pericoloso precedente per altre specie europee, come orsi e linci. Tutte le decisioni relative allo status di protezione delle specie selvatiche devono basarsi su prove scientifiche solide. Invece, le decisioni sui lupi sono chiaramente guidate dalla convenienza politica e riescono solo a compiacere gruppi di interesse, come i cacciatori, che preferiscono ricorrere ai fucili, anziché lavorare sulla convivenza con i grandi carnivori”.

Sebbene il lupo sia in fase di ripresa in alcune parti d’Europa, sei delle nove popolazioni di lupo europee restano classificate come “quasi minacciate” o “vulnerabili”. I conservazionisti sottolineano che le misure di protezione sono fondamentali per garantire che la specie raggiunga e mantenga uno stato di conservazione favorevole. Se fosse trasferito nella legislazione dell’Unione Europea, il declassamento dello status di protezione del lupo permetterebbe una maggiore flessibilità nella caccia, ma l’esperienza e le prove scientifiche hanno dimostrato che l’abbattimento è una soluzione inefficace per ridurre gli attacchi agli animali domestici, a differenza delle misure preventive attuate con successo da molti agricoltori in tutta l’UE.

Léa Badoz, Responsabile del Programma Fauna Selvatica di Eurogroup for Animals, ha commentato: “Il lupo rappresenta purtroppo l’ultima pedina politica, vittima di disinformazione. Ridurre la protezione non risolverà le sfide legate alla convivenza, né aiuterà gli agricoltori. Questa scelta si basa su malintesi e minaccia i lupi, senza fornire un reale supporto agli agricoltori e alle comunità locali, molte delle quali sono favorevoli alla convivenza con il lupo. Le misure di coesistenza già sperimentate devono rappresentare la priorità, e l’UE dovrebbe sostenerle finanziariamente”.

Le tre organizzazioni si impegnano a promuovere la convivenza con la fauna selvatica e a monitorare attentamente eventuali cambiamenti successivi alla Direttiva Habitat dell’UE, per garantire che la protezione delle specie europee non venga ulteriormente compromessa.

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L’investigazione condotta da HSI/UK mostra volpi ferite e il mancato rispetto delle normative in materia di salute pubblica

Humane Society International / Europa


HSI

MILANO—Nuovi filmati shock di animali che soffrono negli allevamenti per la produzione di pellicce in Finlandiaun paese che produce pellicce vendute in paesi come l’Italia e il Regno Unitomostrano volpi con ferite aperte e infette, occhi lacrimosi e deformità alle zampe. L’inchiesta, condotta alla fine di ottobre dalla rinomata organizzazione per la protezione degli animali Humane Society International/UK, in collaborazione con l’organizzazione finlandese per la protezione degli animali Oikeutta eläimille, ha rafforzato le richieste di HSI/Europe per un divieto di allevamento di animali per la produzione di pellicce a livello UE. Nel frattempo, nel Regno Unito, che ha importato pellicce dalla Finlandia per un valore superiore ai sedici milioni di sterline dal 2000, HSI/UK sta chiedendo al Governo di supportare una proposta legislativa per un divieto delle importazioni e delle vendite di pellicce.

Gli investigatori, che hanno preso precauzioni per la biosicurezza, hanno riscontrato la violazione delle misure per la prevenzione delle malattie zoonotiche negli allevamenti visitati, con un grave rischio per la salute pubblica. Hanno anche filmato volpi obese, definite “mostruose”, con eccessive pieghe cutanee dovute alla selezione per aumentare la produzione di pelliccia, e volpi che mostravano comportamenti ripetitivi, indicatori di stress psicologico.

A questo link è possibile visionare foto e video dell’investigazione. Si prega di inviare una mail a escuri@hsi.org per il download.

La Finlandia è fra gli ultimi paesi europei in cui l’allevamento di animali per la produzione di pelliccia è ancora legale, con l’industria finlandese che si vanta del fatto che quasi il 100 per cento dei suoi allevamenti di volpi sia certificato dal sistema SAGA (incluso il protocollo WelFur), un insieme di linee guida promulgato dalla casa d’aste finlandese SAGA, che promette “il massimo livello di benessere animale”. Tuttavia, le orribili condizioni documentateanche negli allevamenti certificati SAGAmostrano la realtà straziante dell’industria: volpi confinate in gabbie piccole e spoglie per tutta la loro vita, senza mai poter sentire l’erba sotto le zampe, né esprimere comportamenti naturali come correre, scavare e cacciare. La pelliccia di volpe proveniente dalla Finlandia è utilizzata da marchi come Woolrich e Yves Salomon e i brand italiani Ermanno Scervino e Fendi.

Sebbene l’allevamento di animali per la produzione di pellicce sia vietato nel Regno Unito per motivi di benessere animale da più di vent’anni, questo crudele e futile prodotto della “moda” è ancora importato e venduto nel Regno Unito. Nell’ottobre 2024 è stata introdotta una proposta legislativa, definita “Private Member’s Bill”, per vietare l’importazione e la vendita di pellicce nel Regno Unito. Se approvato, il divieto porrebbe fine alla complicità del paese nella crudeltà e nel rischio per la salute pubblica legati al commercio globale di pellicce.

Claire Bass, Direttrice delle Campagne e delle Relazioni Istituzionali di Humane Society International/UK, ha dichiarato: “Gli allevamenti finlandesi di animali da pelliccia descrivono il benessere animale come ‘una priorità assoluta’, ma questa inchiesta racconta una storia molto diversa. Costretti a trascorrere tutta la loro vita in gabbie solo un po’ più grandi dei loro corpi, molti degli animali che abbiamo visto erano cronicamente stressati, altri avevano occhi e bocche malati e alcuni presentavano ferite aperte, chiaramente non trattate. Inoltre, abbiamo assistito a violazioni delle normative destinate a prevenire la diffusione dell’influenza aviaria. Ho visitato circa venti allevamenti negli ultimi sei anni e, da quanto ho visto in ogni occasione, è chiaro che il commercio di pellicce ignora sistematicamente sia il benessere animale sia la salute pubblica. Queste condizioni orribili sono lontane anni luce dall’immagine di ‘lusso’ che il commercio di pellicce cerca di dipingere”.

Focolai sia di Covid-19 sia di influenza aviaria ad alta patogenicità in oltre cinquecento allevamenti di animali per la produzione di pelliccia in Europa e Nord America hanno allarmato scienziati e autorità sanitarie. In seguito al focolaio di influenza aviaria riscontrato negli allevamenti finlandesi nel 2023, che si ritiene sia stato originariamente causato dai gabbiani selvatici, le autorità finlandesi hanno introdotto misure di biosicurezza e fasi obbligatorie di test sulle carcasse. Hanno anche istituito regolamenti che richiedono l’uso di reti per impedire agli uccelli selvatici di accedere alle gabbie degli animali allevati, alla loro acqua e ai loro alimenti; le reti devono essere controllate regolarmente e ogni uccello rinvenuto all’interno deve essere rimosso immediatamente. Gli investigatori di HSI/UK hanno identificato allevamenti che mettono a rischio la salute pubblica ignorando queste regole. In molti casi, le reti non coprivano tutta la lunghezza delle gabbie, e in un allevamento è stato rinvenuto il corpo in decomposizione di un gabbiano selvatico proprio sotto una fila di volpi in gabbia.

Kristo Muurimaa di Oikeutta eläimille ha dichiarato: “Gli allevamenti finlandesi per la produzione di pellicce rappresentano una catastrofe sanitaria in attesa di verificarsi. Le gabbie sono esposte agli agenti atmosferici e non c’è modo di prevenire in modo affidabile che gli uccelli selvatici infettino gli animali allevati con l’influenza aviaria. Esortiamo il Governo finlandese a seguire l’esempio di altri ventidue paesi europei e a fornire supporto affinché gli agricoltori possano porre fine rapidamente a questa industria”.

Alessandro Fazzi, Consulente Rapporti Istituzionali di HSI in Italia, ha aggiunto: “I divieti di allevamento di animali per la produzione di pellicce già ottenuti in molti paesi europei, inclusa l’Italia, grazie all’impegno di HSI e di altre organizzazioni, rappresentano un passo fondamentale verso un’Europa più etica e rispettosa degli animali. Per questo, è necessario che il divieto venga esteso al più presto su tutto il territorio dell’Unione Europea”.

NOTE

  • Decine di milioni di animali soffrono e muoiono ogni anno a causa del commercio globale di pellicce. La stragrande maggioranza degli animali viene allevata in batteria, all’interno di gabbie spoglie.
  • Oltre al tormento fisico e psicologico causato dall’essere confinati in piccole gabbie vuote per tutta la loro vita, i metodi comunemente usati per uccidere gli animali allevati per le loro pellicce sono altrettanto crudeli. Le volpi vengono tipicamente uccise tramite elettrocuzione anale, mentre i visoni vengono uccisi nelle camere a gas.
  • Il Regno Unito è stato il primo paese al mondo a vietare l’allevamento di animali per la produzione di pellicce. Un totale di ventidue paesi europei, inclusa l’Italia, ha vietato questa pratica crudele; le ultime nazioni in ordine cronologico sono state la Romania e la Lituania.
  • In seguito ai focolai di influenza aviaria riscontrati nel 2023 negli allevamenti finlandesi, nei quali si riteneva che fosse probabilmente avvenuta la trasmissione da mammifero a mammifero, le autorità locali hanno ordinato l’abbattimento di tutti gli animali presenti negli allevamenti coinvolti (circa 500mila visoni, volpi, cani procione e zibellini) per motivi di salute pubblica.
  • In un articolo pubblicato a luglio 2023 sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences, la prof.ssa Wendy Barclay e il dott. Thomas Peacock dell’Imperial College di Londra hanno avvertito che l’allevamento di animali da pelliccia rappresenta un rischio per l’insorgenza di futuri focolai di malattie e dovrebbe essere considerato altamente rischioso, al pari del commercio di carne di animali selvatici e i mercati di animali vivi.
  • Uno studio pubblicato su Nature a settembre 2024 ha svelato come, negli allevamenti cinesi per la produzione di pellicce, siano stati identificati trentanove virus classificati come “potenzialmente ad alto rischio” per la trasmissione all’organismo umano, inclusi tredici virus nuovi e undici virus responsabili di zoonosi. Il prof. Edward Holmes dell’Università di Sydney, tra gli autori dello studio, ha descritto il commercio di pellicce come “una scommessa” e ha sottolineato che gli allevamenti a esso dedicati comportano un chiaro “rischio epidemico o pandemico”.
  • Un decreto del Ministero finlandese dell’Agricoltura e delle Foreste stabilisce l’adozione di misure precauzionali per prevenire la trasmissione dell’influenza aviaria dagli animali selvatici agli animali allevati per la loro pelliccia. Quando hanno visitato gli allevamenti, gli investigatori hanno adottato misure di protezione completa per la biosicurezza, indossando nuove tute protettive, copriscarpe e mascherine in occasione di ogni visita, e hanno effettuato gli appositi test per assicurare la loro negatività al Covid-19 prima delle visite.

FINE

Contatti stampa: Elisabetta Scuri: +39 3445283910; escuri@hsi.org

Quest’anno, i doni solidali di Humane Society International/Europe contribuiscono a tutelare gli animali più bisognosi e a promuovere la sostenibilità sociale e ambientale

Humane Society International / Europa


Amiguri
HSI

ROMA—Ciascuno di noi ha il potere di “dare un taglio alla crudeltà” nei confronti degli animali: “Cut the Cruelty” è il tema della campagna di Natale 2024 di Humane Society International/Europe che, grazie alla collaborazione con l’azienda vietnamita Bobi Craft, offre a ognuno di noi la possibilità di contribuire alla tutela di tutti gli animali tramite la scelta di doni solidali realizzati all’uncinetto in Vietnam.

Nata dalla volontà di promuovere l’arte dell’artigianato, sostenendo al contempo le comunità più povere e svantaggiate, Bobi Craft conta oggi 400 dipendenti, di cui il 98 per cento è rappresentato da donne e il 20 per cento da persone con disabilità. Cane, coniglio, foca, leone, pecora e volpe: che li si voglia regalare ai propri cari o appendere al proprio albero di Natale, tutti gli animaletti crochet sono confezionati a mano da artigiani e artigiane del Vietnam, alcuni dei quali appartenenti alle fasce più vulnerabili della popolazione, utilizzando cotone biologico e materiali riciclati.

La scelta delle specie non è casuale: ognuna di esse rappresenta una delle campagne di Humane Society International, e ciascun animaletto contribuisce simbolicamente a salvare tutti i suoi simili, che si tratti dei cani e dei gatti macellati per la loro carne o dei conigli impiegati nella sperimentazione animale; dei cuccioli di foca cacciati nel Canada settentrionale o dei leoni coinvolti nel commercio illegale di fauna selvatica; degli agnelli e degli altri animali confinati negli allevamenti o delle volpi uccise per la loro pelliccia.

HSI si batte da oltre venticinque anni per migliorare il rapporto uomo-animale, anche sulla base del principio “One Health”, secondo cui la salute dell’ambiente, degli esseri umani e delle altre specie sono strettamente collegate. Nell’ultimo anno, ha lavorato duramente per mettere in salvo gli animali colpiti dagli eventi meteorologici estremi, sempre più frequenti e intensi a causa della crisi climatica: la sua squadra di soccorso è intervenuta in aiuto della fauna selvatica e degli animali allevati e da affezione che si sono trovati a fronteggiare fenomeni come incendi, inondazioni e uragani. È intervenuta anche nelle zone di conflitto, fornendo assistenza vitale a più di 300mila animali dall’inizio della guerra in Ucraina.

HSI ha concorso inoltre all’approvazione, da parte del Parlamento sudcoreano, di un divieto che porrà fine all’allevamento di cani per la produzione di carne in Corea del Sud entro il 2027. Solo nell’ultimo mese, ha salvato sedici cani da una struttura che fungeva da macello e ristorante in una remota regione a sud del Vietnam, occupandosi della riabilitazione psicofisica degli animali e sostenendo la transizione del proprietario verso un nuovo modello di business, grazie al programma Models for Change.

Chiunque desideri contribuire all’ottenimento di risultati come questi, può farlo anche scegliendo di regalarsi o regalare gli altri doni solidali che sono disponibili sulla piattaforma di e-commerce dell’organizzazione: si spazia dalle decorazioni natalizie plastic-free, in cartone stampato su entrambi i lati, alla ciotola da viaggio pieghevole, lavabile e a basso impatto ambientale, passando per i foulard realizzati al 100 per cento in cotone Made in Italy da Calabrese 1924, disponibili in una serie di fantasie diverse che vedono come protagonisti cani e gatti multicolore.

Con ogni acquisto, l’acquirente o il destinatario del regalo riceverà una lettera personalizzata di HSI che attesterà l’impegno reale per gli animali e l’ambiente. Ogni regalo contribuisce a tutelare tutti gli animali da qualunque forma di crudeltà e diventa un dono per quelli più bisognosi, che necessitano di aiuti concreti come cibo, trasporti sicuri, cure veterinarie e terapie di riabilitazione.

“Anche durante il periodo delle feste, con i nostri regali solidali, è possibile restare vicini agli animali, ovunque si trovino nel mondo, scegliendo un regalo che è soprattutto una testimonianza di amicizia, rispetto e amore verso i meno fortunati”, ha dichiarato Rosaclelia Ganzerli, Individual Giving Director di Humane Society International/Europe. “Ciascuno degli amigurumi (letteralmente, ‘animali all’uncinetto’) rappresenta una vita vera, un amico che conta su di noi. Più ne scegliamo, più grande sarà l’impatto del nostro aiuto. È un modo speciale per ricordare che gli animali sono amici fedeli e preziosi, e che insieme possiamo dare loro il futuro che meritano”.

A questo link è possibile visionare le foto degli amigurumi e delle specie animali che rappresentano. Si prega di inviare una mail a escuri@hsi.org per il download.

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Contatti stampa: Elisabetta Scuri: +39 3445283910; escuri@hsi.org

Purtroppo, rende noto Humane Society International/Europe, l’emendamento sui trofei di caccia è stato giudicato inammissibile

Humane Society International / Italia


Chiara Muzzini/Fondazione Cave Canem

ROMA—Contrasto dei combattimenti tra animali, in particolare tra cani, e divieto di importazione di trofei di caccia di specie animali minacciate di estinzione: questi i punti principali dei tre emendamenti alla Legge di bilancio 2025 sostenuti da Humane Society International/Europe a prima firma dell’On. Michela Vittoria Brambilla, Presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali; dell’On. Sergio Costa, Vicepresidente della Camera e dello stesso Intergruppo, e dell’On. Susanna Cherchi, membro dell’Intergruppo.

Solo gli emendamenti 82.0180 e 119.03, contenenti disposizioni volte alla “formazione dei Carabinieri” e al “contrasto dei combattimenti tra animali”, sono stati giudicati ammissibili e saranno presi in esame dal Parlamento. I due emendamenti, rispettivamente a firma dei deputati Cherchi, Carmina, Costa, Dell’Olio, Donno e Torto e dei deputati Brambilla, Costa, Longi, Evi e Dalla Chiesa, prendono spunto dal progetto IO NON COMBATTO, ideato da Humane Society International/Europe e Fondazione Cave Canem Onlus con l’obiettivo di contrastare il fenomeno criminoso dei combattimenti tra cani, già vietati in Italia dall’articolo 544 quinquies del codice penale.

Entrambi propongono, nello specifico, lo stanziamento di € 150.000 per la formazione specialistica del Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell’Arma dei Carabinieri, e di € 350.000 per coprire i costi di custodia e di riabilitazione psicofisica degli animali sequestrati o confiscati a seguito del loro coinvolgimento nelle suddette attività criminali, nonché affetti da problematiche comportamentali.

Quello del combattimento tra animali, in particolare tra cani, è un fenomeno che risulta spesso associato al traffico di stupefacenti e al gioco d’azzardo, che incide in maniera profondamente negativa sul benessere psicofisico delle specie e delle razze coinvolte—in particolare, gli American Pit Bull Terrier—e che può coinvolgere anche cittadini minorenni, portandoli a sviluppare insensibilità verso la sofferenza degli animali, entusiasmo per la violenza e mancanza di rispetto per la legge.

“La formazione specialistica dei Carabinieri forestali e la riabilitazione psicofisica degli animali sequestrati o confiscati sono due pilastri della politica di contrasto all’odioso reato di organizzazione di combattimenti tra animali, in particolare tra cani. Il terzo è l’aumento delle pene, con estensione della punibilità ai semplici spettatori, previsto dal testo della pdl AC30, di cui sono prima firmataria e relatrice. Mi auguro che sia tenuta nella dovuta considerazione l’esigenza di fermare un’attività non solo pericolosissima e letale per gli animali, vittime innocenti, ma indissolubilmente legata agli stessi gruppi criminali che si arricchiscono con il traffico di droga e il gioco illegale. Quelli che ci proponiamo di finanziare con l’emendamento sono investimenti indispensabili per salvare gli animali e metter fine a queste barbare competizioni, indegne di un Paese civile”, ha dichiarato l’On. Michela Vittoria Brambilla.

Anche l’emendamento 82.0202, giudicato inammissibile per “estraneità di materia”, avrebbe previsto lo stanziamento di fondi da destinare alla formazione e all’addestramento delle Forze di polizia, finalizzati in questo caso “al contrasto del commercio illegale e al controllo del commercio internazionale e della detenzione di specie di fauna e flora minacciate di estinzione”. Tale emendamento, a firma dei deputati Costa, Cherchi, Caramiello, Carmina, Dell’Olio, Donno, Torto, Fontana, L’Abbate, Morfino e Santillo, avrebbe inoltre previsto l’introduzione di un “divieto di importazione, esportazione e ri-esportazione dei trofei di caccia” di specie minacciate di estinzione, accanto a specifiche pene da comminare ai trasgressori.

“Siamo contrariati dalla decisione di inammissibilità sull’emendamento che introduceva il divieto di importazione dei trofei di caccia di specie a rischio estinzione. Purtroppo questo non ci sorprende, visto l’atteggiamento di gran parte della maggioranza verso la tutela degli animali in generale e sul tema in particolare. La nostra battaglia sul tema proseguirà, proveremo a ripresentare l’emendamento alla prima occasione utile. Chiediamo che i partiti di Governo siano disposti ad ascoltarci, anche rispetto alle altre proposte per la tutela degli animali presentate alla Legge di bilancio”, ha dichiarato l’On. Sergio Costa.

Fra il 2013 e il 2022, l’Unione Europea ha importato trofei di caccia provenienti da oltre 27.000 animali appartenenti a specie protette dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES), posizionandosi come il secondo importatore mondiale dopo gli Stati Uniti d’America. L’Italia, nello stesso periodo, ha importato 492 trofei, appartenenti a specie come l’elefante africano, l’orso polare, il rinoceronte nero, il leone e il leopardo.

Con la campagna #NotInMyWorld, HSI/Europe mira a sensibilizzare Governi e aziende sul tema. La pratica della caccia al trofeo non contribuisce né al sostentamento delle comunità locali, cui viene destinata solo un’infinitesima parte delle entrate, né alla conservazione degli ambienti naturali: al contrario, mette a rischio interi ecosistemi, in cui l’equilibrio fra erbivori e carnivori è fondamentale. L’ecoturismo è un’alternativa più sostenibile e più redditizia, capace di generare risorse e posti di lavoro per sostenere la conservazione e l’occupazione locale.

“Abbiamo accolto con grande favore la presentazione, anche a questa Legge di bilancio, di questi emendamenti, da parte di un largo numero di deputati e deputate di differenti partiti, anche di maggioranza”, ha concluso Alessandro Fazzi, Consulente rapporti istituzionali di Humane Society International/Europe. “Per quanto riguarda il fenomeno dei combattimenti tra cani, legato ad altre pratiche criminali come il traffico di stupefacenti e il gioco d’azzardo, esso ha effetti devastanti sia sugli animali coinvolti sia sul tessuto sociale, soprattutto per le giovani generazioni. L’approvazione degli emendamenti che prevedono fondi specifici volti al suo contrasto rappresenterebbe un passo concreto verso la protezione degli animali. Purtroppo, invece, il Presidente della V Commissione (Bilancio, tesoro e programmazione) della Camera dei Deputati ha giudicato inammissibile l’emendamento relativo all’importazione ed esportazione di trofei di caccia di specie animali a rischio estinzione. Siamo delusi, poiché il divieto di importazione ed esportazione dei trofei di caccia di specie minacciate avrebbe rappresentato un segnale forte e necessario per porre fine a pratiche che mettono a rischio l’equilibrio degli ecosistemi e vanificano gli sforzi per la conservazione”.

FINE

Contatti stampa: Elisabetta Scuri, Media & Communications Manager Italy, HSI/Europe: escuri@hsi.org

Il proprietario, il signor Cuong, avvierà un’attività di fornitura di bombole di gas con il supporto di Humane Society International

Humane Society International


Nhan Tran/AP Images for HSI

DONG NAI, Viet Nam—Una struttura che fungeva da macello e da ristorante di carne di cane nel distretto di Trang Bom, nella provincia vietnamita di Dong Nai, ha chiuso dopo vent’anni, come parte del programma Models for Change dell’organizzazione per la protezione degli animali Humane Society International.

Lanciato in Vietnam nel 2022, il programma aiuta le persone a effettuare la transizione al di fuori dal crudele e pericoloso commercio di carne di cane e gatto, riducendo al contempo la crudeltà verso gli animali e la trasmissione della rabbia, in collaborazione con il Dipartimento per gli Animali Allevati, la Salute Animale e la Pesca di Dong Nai. Il proprietario quarantenne, il signor Dao Van Cuong, ha in programma di avviare un’attività di vendita di vernici e successivamente anche di fornire bombole di gas per uso domestico agli abitanti della comunità locale, con un contributo economico per l’avvio dell’attività da parte di HSI.

La provincia di Dong Nai, situata nel sud del Vietnam, al confine con la città di Ho Chi Minh, ospita circa cinquecento ristoranti che servono carne di cane e di gatto. È anche una via di transito per i cani destinati ai macelli nel nord del paese. HSI ha iniziato a lavorare nella provincia su richiesta delle autorità locali e, fino a oggi, ha sostenuto attività educative per i bambini sul tema della rabbia, formato veterinari governativi nelle tecniche di sterilizzazione e castrazione e condotto workshop sulla prevenzione della rabbia in tutta Dong Nai.

Phuong Tham, Direttrice per il Vietnam di Humane Society International, ha dichiarato: “Qui nelle province di Dong Nai e Thai Nguyen siamo orgogliosi di aiutare il Governo a raggiungere l’obiettivo di azzerare il numero di morti umane per rabbia derivanti da interazioni con i cani entro il 2030, anche affrontando la questione del commercio di carne di cane. Il Vietnam non può sperare di eliminare la rabbia e raggiungere questo obiettivo senza affrontare il commercio di carne di cane. Speriamo che il nostro programma Models for Change in Vietnam diventi una componente fondamentale della strategia del paese per offrire mezzi di sostentamento alternativi ed economicamente sostenibili a chi, come il signor Cuong, dipende da questo commercio, e che il programma possa servire come complemento pratico alla riforma legislativa e normativa”.

Per oltre due decenni, il ristorante e il macello attualmente gestiti dal signor Cuong si sono fatti consegnare migliaia di cani da tutto il paese, che venivano uccisi e serviti per il consumo umano. In tutta la provincia, ci sono cani vivi che vengono consegnati a strutture come questa, stipati all’interno di gabbie a bordo di camion che viaggiano per ore dalla vicina provincia del Delta del Mekong. Molti cani provengono anche da commercianti locali che prelevano i cani in moto dai residenti che vendono i loro animali domestici o allevano cuccioli per il commercio di carne. Il signor Cuong ha preso in gestione l’attività nove anni fa, ma il senso di colpa e lo stress derivanti dall’uccisione dei cani hanno contribuito alla sua decisione di abbandonare definitivamente il commercio di carne di cane e di passare a un’attività economica alternativa.

Il signor Cuong ha dichiarato: “Per nove anni ho ucciso cani e polli, li ho macellati e serviti ai miei clienti. I soldi vanno bene, ma questo lavoro non mi rende per niente felice. Non voglio più uccidere questi animali, mi fa sentire male. Vendere vernici e bombole di gas ai residenti locali sarà un’attività molto più tranquilla. Non vedo l’ora di avviare un’impresa dove possa avere la coscienza a posto e non essere coinvolto nell’uccisione di cani. Non sarei riuscito a compiere questo passo senza il supporto del programma Models for Change di HSI e delle autorità di Dong Nai; quindi, sono grato per tutto il loro sostegno”.

Nell’ultimo giorno di attività del signor Cuong, HSI ha salvato gli ultimi sedici cani rimasti, che sono stati trovati tremanti nelle gabbie sul retro del ristorante. HSI li ha trasferiti in una struttura temporanea, dove stanno ricevendo cure veterinarie – compresa la sterilizzazione e le vaccinazioni contro la rabbia e il cimurro – e saranno valutati per eventuali adozioni locali. Molti di loro hanno il pelo pieno di nodi, disturbi alla pelle e infezioni agli occhi. È possibile sostenere le cure con un piccolo contributo.

Phuong Tham di HSI ha aggiunto: “Questi cani erano chiaramente terrorizzati quando li abbiamo trovati. Hanno passato un’odissea e sono stati a un passo dalla morte per il commercio di carne di cane, ma fortunatamente siamo riusciti a salvarli in tempo. Per questi cani, il commercio di carne è finito e nessun altro cane dovrà mai più soffrire e morire in questa struttura. Ma per i milioni di altri cani che continuano a soffrire in tutto il Vietnam, e per i milioni di cittadini la cui salute è messa a rischio dalla diffusione della rabbia e di altre malattie, continueremo a lavorare attivamente con l’obiettivo di porre fine a questo commercio crudele e pericoloso”.

Dopo il salvataggio, il team di HSI in Vietnam ha tenuto una tavola rotonda con i funzionari del Dipartimento della Salute Animale delle province di Dong Nai e Thai Nguyen, durante la quale i leader provinciali hanno concordato di proporre una direttiva ai rispettivi Consigli Popolari per garantire l’applicazione rigorosa delle leggi e delle normative sulla rabbia e sul trasporto e macellazione interprovinciale degli animali, rendendo più difficile il funzionamento dei commerci di carne di cane e gatto.

La rabbia uccide ogni anno più di settanta persone in Vietnam, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, con quasi tutti i casi causati da morsi di cane, inclusi casi verificati e dati provenienti dall’Istituto Nazionale di Igiene ed Epidemiologia del Vietnam che mostrano infezioni umane dopo l’uccisione, la macellazione o il consumo di cani. Organizzazioni internazionali, tra cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, l’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale e l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico, hanno fissato l’obiettivo di eliminare la rabbia trasmessa dai cani entro il 2030, identificando il Vietnam come una delle regioni chiave per il raggiungimento di questo traguardo. Intervenire sul commercio di carne di cane in Vietnam è fondamentale per eradicare la rabbia.

Nguyen Truong Giang, Direttore del Dipartimento di Produzione dei Mezzi di Sussistenza e Salute Animale della Provincia di Dong Nai, ha commentato: “Per affrontare la rabbia, dobbiamo intervenire su tutte le modalità con cui questa malattia si diffonde in Vietnam. È chiaro che il commercio di carne di cane contribuisce alla diffusione del virus, ed è per questo che siamo felici di lavorare con il programma Models for Change di HSI per aiutare i lavoratori del commercio di carne di cane e gatto a passare a mezzi di sussistenza migliori e più sicuri per sé stessi e per le loro comunità”.

NOTE

  • Il commercio di carne di cane in Vietnam è per lo più rifornito da cani rapiti dalle strade o rubati da case private. I commercianti usano frequentemente esche avvelenate, come polpette imbottite di cianuro, e catturano i cani con dolorose pistole taser e pinze.
  • I commercianti si recano anche di villaggio in villaggio per acquistare cani dalle comunità rurali che occasionalmente vendono animali “in eccesso” per guadagnare un reddito extra.
  • Per il trasporto a lunga distanza, i cani vengono stipati in piccole gabbie e trasportati per ore o addirittura giorni senza cibo né acqua; molti di loro subiscono lesioni e sopportano stanchezza, disidratazione, soffocamento, colpi di calore e persino la morte prima di arrivare al macello, al mercato o al ristorante.
  • La vendita e il consumo di carne di cane non sono illegali in Vietnam, ma il trasporto interprovinciale non regolamentato di cani è illegale dal 2009, e il furto di animali domestici è stato reso reato nel 2016. Sebbene diverse città, tra cui Hanoi e Hoi An, abbiano promesso di porre fine al commercio, l’applicazione delle leggi è rara e i camion continuano a trasportare centinaia di cani alla volta sulle autostrade nazionali.
  • La maggior parte delle persone in Vietnam non mangia carne di cane. Un sondaggio condotto da Nielsen tra agosto e settembre 2023 su commissione di HSI ha rilevato che circa un quarto della popolazione (il 24%) aveva consumato carne di cane (thịt chó) nell’ultimo anno, con il 64% e il 68% dei rispondenti rispettivamente favorevoli a un divieto sul consumo e sul commercio di tale prodotto. Alcuni consumatori, nonostante l’assenza di prove scientifiche, credono che la carne di cane abbia proprietà medicinali e che possa aumentare la virilità maschile.

Il programma Models for Change di HSI è approdato in Vietnam nel 2022 dopo aver operato con successo in Corea del Sud a partire dal 2015, dove HSI ha chiuso diciotto allevamenti per la produzione di carne di cane, salvando più di 2.500 cani e aiutando gli allevatori a passare a mezzi di sussistenza più sostenibili, come la coltivazione di peperoncini o prezzemolo.

A questo link è possibile visionare foto e video. Si prega di inviare una mail a escuri@hsi.org per il download.

FINE

Contatti stampa: Elisabetta Scuri, Media & Communications Manager Italy, HSI/Europe: escuri@hsi.org

Humane Society International / South Korea


HSI

SEUL, Corea del Sud—È stato pubblicato ieri il tanto atteso “piano base” del Governo della Corea del Sud per porre gradualmente fine al commercio di carne di cane. Gli attivisti di Humane Society International/Korea hanno accolto la notizia come un “importante traguardo in questo storico percorso” e hanno esortato altri paesi dell’Asia a seguire l’esempio. Tuttavia, secondo HSI/Korea, sono necessarie ulteriori azioni per prevenire le terribili sofferenze dei cani.

Sangkyung Lee, responsabile della campagna di HSI/Korea per porre fine al commercio della carne di cane, ha rilasciato la seguente dichiarazione: “La pubblicazione del piano del governo per la graduale dismissione dell’industria della carne di cane in Corea del Sud rappresenta un importante traguardo in questo storico percorso che vi porrà fine una volta per tutte. Speriamo che altri paesi asiatici, dove il commercio della carne di cane persiste nonostante l’opposizione pubblica, seguano l’esempio della Corea del Sud, affinché la nostra legge speciale e il piano base possano fungere da catalizzatori per simili prese di posizione etiche in tutto il mondo. HSI/Korea è pronta a fornire ulteriori consigli al Governo sul benessere dei cani e a salvarli quando possibile, affinché le vittime di questa brutale industria abbiano la possibilità di una vita felice”.

Riguardo al piano di sostegno finanziario per gli allevatori di cani destinati alla produzione di carne, la referente di HSI/Korea ha commentato: “Siamo delusi che il piano base del governo preveda aiuti finanziari per gli allevamenti di cani sulla base del numero di animali allevati. Sebbene siano stati fissati limiti in base alla capacità dichiarata degli impianti di smaltimento dei rifiuti, questo approccio rischia di portare a un improvviso aumento del numero di cani allevati al solo scopo di ottenere più indennizzi, alimentando le nascite di cuccioli destinati a soffrire. Questo approccio va nella direzione opposta rispetto allo scopo della legge speciale e rischia di esporre ancora più cani a crudeltà, rendendo la gestione da parte del Ministero dell’Agricoltura, delle Risorse Alimentari e degli Affari Rurali di questi animali ancora più difficoltosa. Esortiamo il Ministero a rivalutare la decisione e a optare invece per un importo fisso o un pacchetto di aiuti basato sul piano di transizione di ciascun allevatore”.

Riguardo alla gestione dei cani durante e dopo il periodo di transizione, Lee ha aggiunto: “Sono chiaramente necessarie discussioni urgenti sulle azioni prioritarie da intraprendere per arrestare la nascita di cuccioli negli allevamenti durante la fase di transizione. Il Governo nazionale deve impegnarsi attivamente con le amministrazioni locali e le organizzazioni di tutela degli animali, come HSI/Korea, per garantire che gli allevatori separino immediatamente gli esemplari di sesso maschile e femminile negli allevamenti per fermare le attività riproduttive. Non c’è alcun motivo per far nascere altri cuccioli innocenti in questa crudele industria proprio ora che l’obiettivo è quello di porvi fine”.

Note:

  • Con oltre 6 milioni di cani domestici che vivono nelle case dei coreani, la domanda di carne di cane è ai minimi storici. Stando a un sondaggio condotto da Nielsen Korea nel 2023, l’86% degli abitanti della Corea del Sud non è intenzionato a consumare carne di cane in futuro e il 57% è favorevole all’introduzione di un divieto.
  • Dal 2015, HSI/Korea ha aiutato 18 allevatori di cani in tutta la Corea del Sud a passare alla coltivazione di vegetali come peperoncino e prezzemolo, o alla consegna dell’acqua e ad altre attività economiche nell’ambito del programma Models for Change.
  • La Corea del Sud si unisce a un numero crescente di paesi in tutta l’Asia che hanno vietato il commercio di carne di cane (con diversi gradi di applicazione), tra cui Hong Kong, Taiwan, le Filippine, l’India, la Thailandia e Singapore, oltre alle città di Shenzhen e Zhuhai nella Cina continentale, la provincia di Siem Reap in Cambogia e più di 60 città, distretti e province dell’Indonesia.

A questo link è possibile visionare le foto e i video raccolti da HSI/Korea a testimonianza della chiusura degli allevamenti di cani per la produzione di carne. Si prega di contattare escuri@hsi.org per scaricare gli asset desiderati.

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Contatti stampa:

  • Eva-Maria Heinen, Senior Manager Media & Communications, HSI/Europe. emheinen@hsi.org +39 3338608589
  • Elisabetta Scuri, Media & Communications Manager Italy, HSI/Europe. escuri@hsi.org

Dopo essere state salvate dal traffico illegale, sono state reintrodotte nel loro habitat grazie alle organizzazioni che si occupano della conservazione e della tutela della fauna selvatica

Humane Society International / Europa


ARCAS

PETEN, Guatemala―All’apertura dei box adibiti al trasporto, la giungla della Riserva della Biosfera Maya, in Guatemala, si è nuovamente riempita di piume multicolore. Diciannove esemplari di ara scarlatta (Ara macao cyanoptera), specie emblematica dell’America centrale, sono stati reintrodotti nel loro habitat naturale dopo essere stati tratti in salvo dal traffico illegale di fauna selvatica.

A questo link è possibile scaricare le foto della liberazione; qui si possono scaricare i video.

Anche se l’ara scarlatta è attualmente classificata come “a rischio minimo di estinzione” dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, diversi paesi dell’America centrale e meridionale l’hanno inclusa nell’elenco delle specie in grave pericolo. I ricercatori stimano che in Guatemala rimangano tra i 150 e i 200 esemplari di ara scarlatta, dove sono classificati come minacciati. La sottospecie settentrionale è considerata in pericolo di estinzione in Messico, Belize, Costa Rica e Panama; è classificata come a rischio in Honduras, ed è protetta dalla cattura in Nicaragua. La perdita di habitat nella foresta pluviale e le catture legate al commercio illegale di animali domestici esotici rappresentano le principali minacce per questa specie. Strappati dai loro nidi in natura, questi pappagalli possono essere venduti per centinaia di dollari in diversi paesi di tutto il mondo, inclusi gli Stati Uniti, dove il Fish & Wildlife Service li annovera fra le specie minacciate.

Il rilascio di questi uccelli tanto colorati, quanto minacciati, è stato il risultato di un lavoro congiunto di organizzazioni non governative e senza scopo di lucro, Asociación Rescate y Conservación de Vida Silvestre (conosciuta come ARCAS) e Humane Society International/Latin America, con il supporto della Fondazione Luis Von Ahn e di Defensores de la Naturaleza, così come del Consiglio Nazionale delle Aree Protette, noto come CONAP.

Tutti gli esemplari liberati erano vittime del traffico illegale di fauna selvatica. Mentre la maggior parte di loro è nata presso il centro di recupero per animali selvatici di ARCAS da genitori salvati dal commercio illegale, due esemplari sono stati confiscati direttamente dalle autorità. Fernando Martinez, Direttore di ARCAS Petén, spiega: I due pappagalli confiscati erano tenuti in scatole e destinati al commercio illegale di animali domestici. Essendo arrivati al centro di recupero ancora giovani, hanno avuto l’opportunità di unirsi al resto del gruppo e tornare nell’habitat da cui erano stati prelevati”.

“Attraverso il nostro processo di riabilitazione, tutti e diciannove i giovani uccelli hanno acquisito le abilità necessarie per vivere in libertà e contribuire all’espansione della popolazione di are selvatiche nella Riserva della Biosfera Maya”.

Andrea Borel, Direttrice Esecutiva di HSI/Latin America, ha aggiunto: “Il traffico illegale di fauna selvatica in Guatemala rappresenta una grave minaccia per le specie in pericolo come le are, perché i trafficanti prelevano i pulli dai loro nidi per venderli come animali domestici. Una simile operazione attribuisce un prezzo a queste specie, portando a un declino insostenibile della popolazione. Oltre alle ulteriori minacce derivanti dalla perdita di habitat, questa attività illegale causa sofferenza e stress agli uccelli che vengono sottratti alla natura e contrabbandati per lunghe distanze per essere venduti sul mercato nero come animali domestici. È per questo che, dal 2007, HSI/Latin America lavora con il nostro partner locale, ARCAS, per la protezione e la conservazione della fauna selvatica in Guatemala”.

La reintroduzione delle are nel loro habitat naturale è stata facilitata dai membri delle organizzazioni non governative sopra elencate, sotto la supervisione del CONAP. Gli uccelli rilasciati saranno monitorati per quindici giorni per tracciare i loro progressi.

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La produzione cinese di pellicce è diminuita di quasi il 90% nell’ultimo decennio, ma milioni di animali continuano a soffrire confinati negli allevamenti nonostante i rischi che pongono alla salute pubblica

Humane Society International / Europa


Investigation

PECHINO/ROMA—I filmati allarmanti provenienti dagli allevamenti di animali da pelliccia nel nord della Cina mostrano volpi, cani procione e visoni esibire comportamenti ripetitivi e stereotipati associati ad un deterioramento mentale e animali tenuti in condizioni intensive, anche in prossimità di pollame, nonostante il potenziale per la diffusione di malattie zoonotiche. L’organizzazione per la protezione degli animali Humane Society International ha pubblicato i filmati e rinnovato il suo appello per una fine globale al commercio delle pellicce.

Gli investigatori hanno visitato cinque allevamenti di animali da pelliccia nel dicembre 2023 nelle regioni settentrionali di Hebei e Liaoning, rilevando un ampio uso di antibiotici e la commercializzazione di carcasse di cani procione destinate al consumo umano.

Le statistiche ufficiali dell’Associazione cinese dell’Industria della Pelliccia e della Pelle, indicano una diminuzione del 50% nella produzione di pellicce nel Paese, tra il 2022 e il 2023 e un calo di quasi il 90% nel periodo dal 2014 al 2023. Dati in linea con la diminuzione globale della produzione di pellicce. Gli investigatori hanno notato la chiusura di un significativo numero di allevamenti di piccole e medie dimensioni precedentemente attivi nella zona, dovuta alle scarse vendite. Nonostante rimanga il principale paese produttore di pellicce al mondo, la Cina non può ignorare il cambiamento globale che ha investito consumatori e designer, sempre meno inclini ad utilizzare le pellicce, sia per motivi di benessere animale, sia per motivi ambientali.

L’investigatore cinese Xiao Chen ha dichiarato: “Gli allevamenti di animali da pelliccia che abbiamo visitato rappresentano la tipica realtà di questo tipo di allevamenti in tutta la Cina. Qui gli animali sono tristemente confinati in gabbie strette e spoglie e molti di loro manifestano stereotipie comportamentali a causa di problemi psicologici. Questi animali, naturalmente curiosi ed energici, sono ridotti ad una triste esistenza in gabbie metalliche, senza alcuna possibilità di movimento o stimolo. Non riesco a immaginare quanto siano frustrati e annoiati. Questo per produrre qualcosa di così inutile come la pelliccia. Mi vergogno di essere un essere umano quando visito questi allevamenti di animali da pelliccia; vedo la crudeltà e l’indifferenza di cui siamo capaci”.

Ognuno degli allevamenti di animali da pelliccia visitati teneva tra i 2.000 e i 4.000 animali in piccole gabbie in batteria, così vicine tra loro che in alcuni casi i visoni o i cani procione potevano toccare gli animali nelle gabbie vicine attraverso i divisori di filo metallico, aumentando il rischio di trasmissione di malattie. Nonostante le centinaia di casi di COVID-19 e di influenza aviaria confermati negli allevamenti di animali da pelliccia a livello globale dal 2020, i proprietari degli allevamenti hanno confermato agli investigatori di non sterilizzare abitualmente le strutture per motivi economici. Sebbene nessun allevatore abbia richiesto agli investigatori di rispettare i protocolli sanitari per prevenire la trasmissione di malattie prima di accedere alle strutture, gli investigatori hanno preso le loro precauzioni.

Nelle aree dedicate alla preparazione del cibo, in diversi allevamenti, sono state rinvenute ingenti quantità di pesce, carne e fegato di pollo congelati, uova e latte in polvere macinati fino a ottenere una pasta e somministrati agli animali. L’alimentazione di carne di pollo cruda agli animali in questi allevamenti non solo contribuisce all’impronta di carbonio dell’allevamento di animali da pelliccia, ma rappresenta anche, secondo esperti dell’Unione Europea, un rischio per la biosicurezza.

Il Professor Alastair Macmillan, veterinario specializzato in microbiologia, che ha visionato le registrazioni, ha dichiarato: “In qualità di esperto in microbiologia veterinaria, sono profondamente preoccupato per l’apparente mancanza di biosicurezza e per il potenziale di trasmissione dell’influenza aviaria dovuto alla libera movimentazione di polli e anatre tra le gabbie di cani procione. Questo rappresenta una via di trasmissione diretta tramite contatto o contaminazione fecale. Negli allevamenti europei di animali da pelliccia sono già stati documentati casi di influenza aviaria, e una così stretta vicinanza tra le specie aumenta notevolmente il rischio di trasmissione dall’avifauna ai mammiferi. L’elevata densità di cani procione potrebbe altresì agevolare l’adattamento del virus agli ospiti mammiferi e la selezione di ceppi virali capaci di trasmettersi tra mammiferi. Anche la vendita di carcasse di cani procione e di carne cotta destinata al consumo umano solleva preoccupazioni riguardo alla possibile trasmissione di malattie zoonotiche.”

L’indagine ha rivelato che il metodo di uccisione più diffuso negli allevamenti di animali da pelliccia è quello dell’elettroshock, sebbene alcuni allevatori uccidano i visoni sbattendoli contro una barra metallica o con un bastone. Nella regione sono presenti diversi mercati dove le carcasse degli animali provenienti dagli allevamenti di animali da pelliccia vengono vendute a circa 2-3 yuan/kg. Un ristorante locale visitato dagli investigatori offriva ai clienti locali carne di cane procione bollita, fritta e marinata per circa 20 yuan, confermando inoltre di cucinare 42 cani procione al giorno.

Il dottor Peter Li, esperto di politica cinese di Humane Society International ha dichiarato: “Sebbene questa indagine abbia avuto luogo in Cina, la sofferenza degli animali insita nel commercio di pellicce è osservabile anche negli allevamenti in Europa e Nord America. Animali con disturbi psichici, ammassi di sterco animale, gabbie spoglie e un preoccupante rischio di malattie zoonotiche sono in netto contrasto con l’immagine glamour che l’industria della pellicceria cerca di promuovere. Una triste realtà. La Cina esporta pellicce in paesi come il Regno Unito, gli Stati Uniti e l’intera Europa, rendendo tali nazioni complici di questa crudeltà. In risposta al rifiuto per le pellicce da parte di molti designer e consumatori, la produzione di pellicce in Cina è drasticamente diminuita negli ultimi anni. Ma la fine di questa industria crudele, dannosa per l’ambiente e pericolosa per la salute, non arriverà mai abbastanza presto”.

Foto e video dell’indagine (creare account per il download)

FINE

Contatto: Eva-Maria Heinen, Communications & PR Manager Italia/Germania: emheinen@hsi.org; 3338608589

Note

Nel 2023 la Cina ha prodotto 10 milioni di pellicce di volpe, visone e cane procione, con una diminuzione di oltre il 50% rispetto ai 22 milioni di pellicce prodotte nel 2022 e un calo dell’88% rispetto a un decennio fa. Nel 2014, la Cina ha prodotto 87 milioni di pellicce: 60 milioni di pellicce di visone, 14 milioni di pellicce di cane procione e 13 milioni di pellicce di volpe.

Uno studio condotto dagli esperti nella valutazione delle impronte carboniche di Foodsteps, commissionato da Humane Society International e rivisto dal famoso esperto di sostenibilità Dr Isaac Emery, ha rilevato che l’impatto ambientale della produzione di pellicce di visone, volpe e cane procione supera in modo significativo quello di altri materiali utilizzati nella moda, tra cui il cotone e persino il poliestere e l’acrilico usati per realizzare pellicce finte. Una componente significativa dell’impronta di carbonio della pelliccia è la grande quantità di prodotti animali usati per alimentare gli animali carnivori negli allevamenti.

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